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venerdì 17 dicembre 2010

Tutti pazzi per Planetek Italia!

Ho sempre pensato che Planetek Italia sarebbe stata differente se non avesse avuto la sua sede a Bari. E' per questo motivo che in questo video natalizio la mia città è presente con i suoi colori (se pur alterati dal sensore scarsissimo del mio cellulare e dalla compressione video), il mare, la pietra bianca delle vecchie case sul porto, i profumi ed il suo spirito contagioso: quello che fa comportare me ed i miei colleghi come dei deficienti, e che però ci fa stare così bene.

Pranzo di Natale, quest'oggi. Ed allora ne ho approfittato per provare a raccontare come siamo.

video

Auguri di Buone Feste a tutti.

Massimo

lunedì 13 dicembre 2010

Il primo meeting del Forum Italiano dell'OGC: com'è andata a finire?

La saletta della Fiera di Brescia era gremita, lo scorso 10 novembre, quando si è tenuto il workshop che avevamo organizzato con l'Open Geospatial Consortium per promuovere la nascita di un forum nazionale. L'acustica era pessima, però, e mi sarebbe piaciuto che ci fosse una rappresentanza più ampia tra i membri italiani dell'OGC. I 90' che ci eravamo ritagliati sono comunque filati via lisci, tra il racconto del perché esiste il Consorzio e perché è importante che esista un Forum nazionale in Italia, e le presentazioni poi di alcune delle aziende e degli enti che aderiscono all'OGC e che hanno spiegato quale sia l'importanza dell'uso degli standard per l'interoperabilità dei sistemi da loro sviluppati.
Il giorno dopo Giovanni Biallo, di GEOforUS, mi ha intervistato perché gli raccontassi com'era andata.

lunedì 1 novembre 2010

Il primo meeting del Forum Italiano dell'OGC

La prossima settimana a Brescia, nell'ambito della conferenza ASITA, ci sarà il primo incontro pubblico dei membri italiani dell'OGC.

L'appuntamento è per Mercoledì 10 novembre alle 14,30 alla Fiera di Brescia.

Organizzato con il patrocinio di AMFM, il meeting è aperto al pubblico (e quindi per partecipare non è necessario essere iscritti alla conferenza né aver versato alcuna quota di iscrizione) e l'obiettivo è di raccontare, e raccontarsi, cosa vuol dire essere membri dell'Open Geospatial Consortium e che importanza può avere nel contesto nazionale.

Stiamo provando a far crescere il Forum Italiano dell'OGC, inteso come l'occasione d'incontro delle più importanti esperienze nel settore dell'interoperabilità e degli standard open, e questo incontro è la prima occasione per confrontarci su un tema che è rimasto stranamente in ombra a giudicare dal programma della prossima conferenza.

Un'occasione imperdibile, direi, per chi è interessato al tema. Di seguito il programma della giornata:
  • OGC: gli obiettivi, l’organizzazione, i risultati
    L'Open Geospatial Consortium, l’organizzazione e gli obiettivi che intende perseguire. Il ruolo dell'interoperabilità nella geomatica, come essa si realizza mediante l'adozione degli standard. Le modalità di definizione degli standard, i "working groups" e le opportunità che questi offrono, i risultati conseguiti ad oggi. Gli standard e l'interoperabilità nell'ottica di INSPIRE, ovvero come i geodati e i servizi di rete siano funzionali alla realizzazione delle Infrastrutture di Dati Territoriali in Europa.

  • Le esperienze dei membri italiani OGC a confronto
    Presentazione dei membri italiani dell’OGC, che spiegheranno quali driver li muovono nell'ambito del Consorzio, cosa si aspettano da esso e quali azioni si sentono di poter mettere a fattore comune, in quali attività sono coinvolti e quali risultati sono stai conseguiti finora.
  • Interoperabilità in azione
    I membri italiani dell’OGC illustrano esempi concreti per mostrare il valore aggiunto costituito dall'uso degli standard, e quali risultati si possono conseguire.
  • Tavola rotonda
    Perchè nasce il Forum Italiano dell’OGC, quali sono le sue finalità, quale peso può avere un forum nazionale per agevolare l'adozione di standard che nascono da iniziative dirette dei membri italiani.
Chi ne ha voglia può leggere anche il post che qualche tempo fa ho scritto sul blog di Planetek Italia. Ci vediamo a Brescia!

lunedì 27 settembre 2010

Il gruppo italiano di interesse per INSPIRE

Su suggerimento del presidente Mauro Salvemini, con AMFM abbiamo creato il Gruppo Italiano di Interesse per INSPIRE sul portale europeo del Forum INSPIRE.

Com'è spiegato nell'home page, quest'iniziativa nasce per creare un forum, inteso come l'occasione d'incontro delle più importanti esperienze del settore, che mira a favorire la condivisione di idee ed iniziative utili a diffondere la consapevolezza della comunità geospaziale italiana in merito alla direttiva INSPIRE ed al modo in cui viene recepita in Italia. E' un guppo libero cui possono partecipare tutti i soggetti, pubblici o privati, interessati alla realizzazione dell'infrastruttura nazionale dei dati territoriali, che sono invitati a contribuire alla discussione.

Per aderire al gruppo è sufficiente essere registrati sul portale del Forum di INSPIRE, che è già di per sé una risorsa importantissima per chi è interessato all'argomento. Consiglio anche di iscrivervi alla newsletter ufficiale del Forum di INSPIRE con gli aggiornamenti sui progetti più interessanti, gli eventi e le opportunità per partecipare o semplicemente seguire le attività dei diversi gruppi di lavoro.

Ho voluto contribuire a quest'iniziativa perché credo molto nella capacità di questi strumenti di "...stimolare la partecipazione dei privati al processo decisionale, in quanto il ricorso all’intelligenza collettiva migliora la qualità delle scelte compiute dalle istituzioni" (cito dalla direttiva americana sull'open government) e di incentivare la collaborazione tra individui appartenenti al settore pubblico, privato e della ricerca, in maniera trasversale.

Presenterò il gruppo italiano di interesse per INSPIRE durante il mio intervento nella prossima Conferenza AMFM 2010, che si terrà a Roma il prossimo 5 ottobre nella ex Chiesa di Santa Marta in piazza del Collegio Romano. Il tema della conferenza di quest'anno è "Le istituzioni, la domanda, l'offerta per l'Informazione Geografica" e l'obiettivo dell'incontro è contribuire insieme - le istituzioni, il cittadino e le aziende - al progresso dell'informazione geografica nella società italiana.
Credo che una piattaforma di condivisione come quella rappresentata dal neonato Gruppo di Interesse per INSPIRE sia perfettamente coerente con gli obiettivi di questo incontro e dell'associazione AMFM.

mercoledì 15 settembre 2010

L'Intelligence Geospaziale applicata alle emergenze

Domani sarò a Taranto per partecipare al convegno sull'Intelligence Geospaziale, organizzato dall'ENEA, dove presenteremo il nostro punto di vista sul tema applicato alla gestione delle emergenze.

Abbiamo impostato la nostra presentazione sul paradigma del bounding box, ovvero sulla necessità di conoscere al volo, in caso di emergenza, se su una certa area sono disponibili dati, immagini ed informazioni territoriali, nonché strumenti di analisi, disponibili sotto forma di servizi.

Il nostro approccio si basa sull'utilizzo di webservices, per lo sfruttamento sia dei dati che degli strumenti di analisi dei dati.
L'uso di servizi Web garantisce infatti l'interoperabilità tra diversi sistemi, e può soddisfare le richieste degli utenti senza che questi debbano preoccuparsi, ad esempio, del formato dei dati, tanto per dirne una; la disponibilità degli strumenti di analisi on-line, accessibili come WPS (Web Processing Services), fa sì che tali analisi possano essere effettuate anche con dati provenienti da altre fonti, sfruttando così applicazioni diverse come componenti di un sistema più ampio.

Domani faremo l'esempio della perimetrazione delle aree alluvionate.
Quando si verifica un'emeregenza come un'alluvione sul comune di pincopallo, sappiamo che diventa critico riuscire a:
  • recuperare nel tempo più breve possibile tutte le immagini, i dati territoriali, le informazioni geospaziali (ecco la Geospatial Intelligence) già disponibili su quell'area, perché le mette a disposizione la Regione, o il Ministero dell'Ambiente, o l'ARPA ecc.;

  • contare su sistemi che consentano la condivisione rapida di nuove immagini acquisite su quell'area, da aereo, da satellite, o magari con un sensore radar;

  • sfruttare strumenti di analisi on-line che, sotto forma di Web Processing Services, possono essere utilizzati da persone sparse sul territorio che li applicano a dati provenienti da fonti diverse.
Pensiamo, ad esempio, ad un processo di classificazione che riesca ad evidenziare su un dato SAR le aree dove si evince la presenza di acqua, per la successiva quantificazione dei danni.
Questo esempio è raccontato sull'ultimo numero del nostro magazine semestrale GeoXperience, a pagina 13. Qui trovate invece l'abstract del nostro intervento di domani.

mercoledì 1 settembre 2010

Il satellite che entra in acqua

Nell'ultimo numero di GeoXperience, il nostro magazine semestrale, c'è un articolo che parla del monitoraggio delle aree costiere e dei vantaggi che offrono i dati di osservazione della Terra per questo genere di applicazioni. Se ne parla anche sul Blog di Planetek Italia.

Negli ultimi mesi abbiamo capito che un contributo importante può essere offerto anche dal satellite WorldView-2 grazie ad una delle sue inedite bande del multispettrale.
La Coastal Band, che corrisponde ad una lunghezza d'onda tra 400 e 450 nm, consente infatti di fare analisi specifiche sulle aree costierie, ed è particolarmente indicata per analisi batimetriche. Questo satellite mette infatti a disposizione informazioni praticamente nell'ultravioletto, che in fondali non troppo profondi, si dice fino anche a 20 metri (dipende naturalmente dalla trasparenza dell'acqua), permettono di monitorare aree costiere soggette a rapidi cambiamenti (si pensi alla foce di un fiume, o a quando si vuole monitorare un ripascimento sabbioso lungo la costa) con una periodicità prima d'ora impensabile.

WorldView2Quando presento le nuove applicazioni di monitoraggio costiero possibili con questo sensore, uso spesso questo esempio che fa riferimento ad un'area in Florida.
Questa a sinistra è l'immagine ottenuta nella classica composizione RGB che restituisce i colori naturali, con un'animazione che mostra come, associando in diverse maniere i colori alle 8 bande multispettrali del sensore, si possono evidenziare le caratteristiche del fondale.
(l'immagine ad alta risoluzione è qui)

Il risultato che si può ottenere classificando opportunamente il dato multispettrale è quindi una mappa che rappresenta la batimetria del fondale. La vedete qui accanto, in un esempio presentato dalla DigitalGlobe, sempre su quell'area in Florida.

E' facile immaginare il vantaggio che deriva dal monitoraggio frequente di una determinata area costiera, che grazie a questo satellite può prevedere anche un'acquisizione al mese (sempre se le condizioni meteo lo permettono).
Considerando che un dato multispettrale di questo tipo, su un'area di 100 kmq, costa al giorno d'oggi meno di 4.000 Euro, è facile immaginare che anche se dovessi fare 3 o 4 acquisizioni all'anno - sapendo che poi le informazioni relative alla terraferma le posso usare anche per il monitoraggio urbano o agricolo - i costi di tutta l'operazione sono davvero competitivi.

Per ottenere risultati ancora più accurati, si può richiedere anche un'acquisizione stereoscopica: utilizzando il classico metodo fotogrammetrico, ma sulle aree marine (!!!), si potrà ottenere anche un modello digitale del fondale (lo chiameremo Digital Bottom Model, chissà se esiste questo nome?).

E adesso un po' di risorse utili.

Chi vuole scaricare un esempio di dataset WorldView-2 può fare riferimento alla call "8 bande per Roma" che abbiamo aperto sul nostro sito web. E se qualcuno è davvero motivato ed interessato a fare uno studio su un'applicazione costiera, mi può contattare direttamente così ne parliamo.

Una volta scaricato il dato, possiamo fornire anche una licenza d'uso gratuita per 60 giorni di ERDAS Imagine Professional. Potete farne richiesta qui, e potete anche seguire l'articolo di Mario sul blog ERDAS News che spiega come usare ERDAS Imagine per lavorare con i dati WorldView-2.

martedì 29 giugno 2010

GeoXperience di Giugno, da scaricare

Ormai è diventato un appuntamento fisso, ogni sei mesi: l'ultimo numero del GeoXperience, il magazine semestrale di Planetek Italia, è on-line dall'inizio di giugno e disponibile per il download. I più pigri possono sfogliarlo qui sotto, oppure scaricare il PDF completo.

L'impostazione che abbiamo dato al giornale prevede l'organizzazione in aree tematiche: Telerilevamento, Dati da Satellite ed Enterprise Data Sharing, cui si aggiunge in quest'ultimo numero la sezione Planetek 2.0 per dare una panoramica degli strumenti sociali disponibili su Web per entrare in contatto con Planetek Italia e far crescere la comunità interessata a dialogare con noi.

I temi sono tanti anche stavolta. Da un lato presentiamo applicazioni realizzate nei nostri progetti, e dall'altro si parla di strumenti e dati utili per il lavoro dei professionisti del settore.
Tra le applicazioni voglio segnalare quelle per il monitoraggio costiero con il progetto Marcoast, e quelle per l'individuazione delle "case fantasma". Inoltre spieghiamo in dettaglio un'importante progetto di monitoraggio degli eventi alluvionali che abbiamo in corso con la Regione Sardegna e che prevede l'uso dei dati telerilevati di tipo ottico e radar.

Buona lettura!
GeoXperience - Giugno 2010

mercoledì 23 giugno 2010

La barzelletta sui metadati

Voglio rivendicare i diritti sulla barzelletta sui metadati con cui il mio collega ed amico Jens ha aperto il suo post sul blog di Planetek Italia "INSPIRE e i Metadati: S’incontrano un tedesco, una francese…"

Perché una mattina di qualche mese fa, davanti al caffè, si chiacchierava di metadati (lo so, normalmente si dovrebbe parlare di calcio, donne o politica davanti al caffé, ma da noi succede che si parli di metadati, che ci volete fare...) facendo il confronto tra la realtà italiana e quella francese, ed allora ho chiesto a Jens come fosse la situazione in Germania, suo paese d'origine.
Quando mi ha spiegato che la Germania si può considerare la patria dell'ISO, è nata l'idea della barzelletta. Che è questa:

Ci sono un Tedesco, un Francese ed un Italiano, e parlano dei metadati.
Il Tedesco spiega: “Noi abbiamo addottato le linee guida INSPIRE sui metadati così come indicato dall’Unione Europea, senza cambiare una virgola.” E poi sottovoce aggiunge: “Eravamo in tutti i comitati e ci siamo cuciti lo standard su misura…”

Il Francese, per farsi bello, dice la sua :“Mah, noi abbiamo dato un'occhiata a questo standard sui metadati e però avevamo delle esigenze nazionali da soddisfare, e sai com'è, avevamo già da prima di INSPIRE la nostra estensione allo standard ISO bell'e pronta con il suo XSD…”

L'Italiano allora, tra sé e sé, pensa: “Vedi 'sti sfaticati, come si son fatti facile la vita". E pieno d'orgoglio dice agli altri due: “Noi abbiamo pubblicato un’intero decreto legge, con dentro tutto lo standard italiano, decine e decine di pagine, che lavoro!"

Poi ci pensa un attimo, e timidamente aggiunge: “Solo che non ricordo bene: di quale standard parlavamo? Dov’era, che non lo trovo?”

Peccato che non sia una barzelletta. Questa è la realtà con cui dobbiamo fare i conti, e che abbiamo voluto stigmatizzare con l'articolo scritto da Jens.
Già un anno fa, su questo mio blog, ci fu un'interessante discussione sul tema dei metadati, e su quanto scarsa fosse la sensibilità in giro rispetto a questo tema. Il fatto è che nel frattempo sono passati 12 mesi, è stato emanato un decreto legislativo che recepisce INSPIRE, e quando forniamo ai nostri clienti le immagini satellitari o realizziamo IDT e WebGIS dobbiamo fare quotidianamente i conti con l'incertezza del momento nello scenario nazionale, barcamenandoci tra standard che non sono standard e documenti di riferimento che appaiono e scompaiono.

Mi piacerebbe davvero vedere nascere una discussione costruttiva attorno alle riflessioni fatte da Jens sul nostro blog aziendale, per capire che sensibilità c'è nella comunità geomatica italiana rispetto a questo problema.

venerdì 18 giugno 2010

SIFET, il Catasto ed i centri benessere

Rientro adesso dal Convegno SIFET di Cagliari, che rappresenta l’appuntamento annuale dei soci della Società Italiana di Fotogrammetria E Topografia. Per chi non lo sapesse, la SIFET è una delle quattro associazioni (assieme all’AIT-Associazione Italiana di Telerilevamento, AM/FM GIS-Automated Mapping/Facility Management e AIC-Associazione Italiana Cartografia) federate in ASITA, l’Associazione Scientifica per le Informazioni Territoriali e Ambientali.

Credo che questo convegno SIFET sia stata un’occasione mancata, in un momento difficile come quello attuale, nonostante i buoni propositi degli organizzatori e del comitato scientifico, che mi auguro leggano questo mio post come un contributo costruttivo.

Sono diversi anni che, come Planetek Italia, partecipiamo a questo evento, ed ancora una volta sono rimasto perplesso dalla sede scelta per ospitarlo. Un hotel sul mare con piscine, centro benessere ecc., non facilmente raggiungibile da Cagliari (55 euro di taxi dall’aeroporto, ed un’ora e 15’ in bus dalla stazione centrale), in linea con le sedi scelte negli scorsi anni, spesso situate in località balneari (ricordo Mondello a Palermo, Sorrento, o Castellaneta Marina in Puglia) che onestamente offrono non poche tentazioni anche al più volenteroso dei topografi che fosse interessato a seguire l’intero convegno. L’anno scorso la scelta di Mantova mi sembrava rappresentasse un’inversione di tendenza, ma evidentemente non è stato così.
Fino ad un paio d’anni fa, poi, parallelamente alle sessioni tecniche era previsto dello spazio per le aziende che volessero esporre i propri strumenti ai partecipanti al convegno. Poi nulla. Quest’anno c’era solo un piccolo spazio riservato al consiglio nazionale dei geometri e poco più.

Eppure il tema di quest’anno, quello del Catasto, avrebbe potuto attirare gente da tutta Italia: geometri da un lato, topografi dall’altro, che come me avrebbero apprezzato diversi interventi. Tra cui voglio segnalare quello dell'ing.Ferrante dell'Agenzia del Territorio, con una bella istantanea della situazione del Catasto italiano, e quella del prof.Crosilla di Udine che ha affrontato il problema del suo inquadramento nell'Infrastruttura dei Dati Territoriali italiana, provocando il puntuale intervento del prof.Surace sulla coerenza rispetto alla realtà attuale. Insomma ho trovato il convegno ricco di contenuti ed interessante.

E chi erano i partecipanti? I soliti soci ed addetti ai lavori, con pochissime facce nuove. Allora, non è questa un’occasione mancata?
Secondo me un evento di questo genere, incentrato sul tema del Catasto (che interessa a professionisti, topografi, geometri, ma anche a chi si occupa di GIS, foto aeree, territorio e via dicendo) deve essere aperto al pubblico. A tutti. Per diffondere le conoscenze, far crescere il mercato, allargare l’interesse ed uscire dalla nicchia in cui eravamo rinchiusi in questi due giorni, tra un ombrellone ed un idromassaggio.
Secondo me non è ammissibile che ieri, negli uffici della Regione Sardegna, nessuna delle persone che ho incontrato fosse a conoscenza dell’evento. Non è ammissibile che funzionari regionali che pure hanno avuto la pazienza e la curiosità di recarsi a Marina di Capitana, siano stati mandati indietro perché non iscritti, perché non avevano versato la quota di partecipazione. Ma stiamo scherzando?

La quota di partecipazione facciamola pagare a chi presenta i lavori, come contributo all’organizzazione del convegno, ma lasciamo l’ingresso libero, ai giovani, gli studenti, i liberi professionisti che sono curiosi di trovare nuove idee, i funzionari comunali o regionali che hanno voglia di innovare in questo periodo di profonda crisi. Facciamo pagare gli atti, se serve. Facciamo pagare, giustamente, chi vuole seguire i corsi di formazione organizzati in concomitanza con il convegno.
E facciamo pagare le ditte, che in cambio di una scrivania su cui poggiare un GPS e due brochure saranno ben liete di contribuire alle spese organizzative, se questo significa aver l’occasione di incontrare in un paio di giorni 150, 200 persone cui poter presentare i propri prodotti. E per cortesia, raccogliamo i dati essenziali sui partecipanti in modo da saper raccontare, l’anno successivo, qual è il profilo dei partecipanti al convegno con delle statistiche trasparenti che siano attrattive per gli espositori.

Questo è il mio modesto consiglio per il nuovo consiglio direttivo, che si andrà ad insediare nel corso dell’anno: facciamo uscire la fotogrammetria e la topografia dai centri benessere. Mi raccomando.

giovedì 27 maggio 2010

GEOportale.it: falla girare

Si è conclusa oggi la prima edizione del nostro corso sulle infrastrutture di dati territoriali.
Sono a Cagliari e non ho potuto raccogliere a caldo i commenti di chi ha partecipato, ma mi dicono che c'è stata soddisfazione in merito ai contenuti ed all'organizzazione del corso stesso. Bene, sono soddisfatto anch'io perché c'abbiamo messo l'anima nella progettazione di 'sto corso, ed i colleghi che hanno tenuto le lezioni c'hanno pure perso qualche nottata.

E' servito anche a me seguire passo passo la costruzione di questo corso, perché ci ha consentito di mettere assieme i vari pezzi costituiti dalle nostre diverse competenze internet : quelle relative allo scenario attuativo e normativo, con quelle teoriche relative agli standard OGC e quelle applicative derivanti dai diversi progetti in cui siamo coinvolti a livello nazionale. Competenze che, com'è facile immaginare, sono distribuite tra le persone. La realizzazione di un percorso formativo è quindi un bel modo di metterle a sistema e valorizzarle.

Mentre scrivo mi viene in mente che lo stesso discorso vale per i dati geografici. Finchè stanno chiusi in un cassetto avranno anche la loro bella importanza ed utilità, ma diventeranno presto vecchi e sterili se non vengono condivisi ed usati per moltiplicarne il valore.

Quando parlo di questa cosa, per una strana associazione di idee, mi viene sempre in mente quella canzone di Jovanotti che si chiama "Falla girare". Facciamoli girare, 'sti dati. Lo scrive Giovanni Biallo nell'ultima newsletter di GEOforUS. Facciamole girare, le informazioni, lo chiedono tutti a grande voce.

In fondo questo è il motivo per cui abbiamo organizzato il corso sulle SDI, e questo è lo stesso motivo per cui ci siamo messi la briga di mettere in piedi il GEOportale.it.
"Condividere le consocenze significa privilegiare la comunità e non il singolo", dice Enzo Barbieri nel suo post sul blog di Planetek Italia.

Chi ha navigato sul GEOportale.it ha apprezzato proprio la nostra volontà di fare qualcosa di utile per diffondere la conoscenza sull'esistenza e sulla disponibilità dei geodati, che significa rispondere alla famosa fatidica domanda: quali dati ci sono su quest'area, che io posso usare per i miei scopi?
E allora abbiamo messo in piedi questo strumento, facile facile, catalogando i servizi WMS e WFS che sono disponibili in giro per l'Italia e rendendoli accessibili a chiunque li stia cercando. Guardacaso, proprio quello che uno si aspetterebbe di poter fare su una IDT nazionale.
E allora se vi piace GEOportale.it, se condividete la filosofia per cui l'abbiamo creato... aiutateci a farlo crescere!

sabato 24 aprile 2010

Progettiamo insieme un'Infrastruttura di Dati Territoriali

Prima di pubblicare sul sito web di Planetek Italia l'annuncio del prossimo corso di formazione, "Dai WebGIS alle Infrastrutture di Dati Territoriali" che si terrà a Bari a fine maggio, avevo chiesto al mio amico e collega Mauro Casaburi, che ha curato la progettazione del corso, di indicarmi quali competenze dovessero avere le persone interessate a partecipare.
Questa è un'informazione spesso utile per chi deve decidere se investire o meno in un corso che può sembrare molto tecnico ed apparentemente riservato solo a navigati amministratori di sistema, ma che invece ha tra i suoi punti di forza proprio il fatto di essere rivolto a chi deve progettare una SDI e prendere delle decisioni che sono non solo di carattere tecnologico.
Allora la mia domanda a Mauro era: quali sono i prerequisiti che devono avere i partecipanti? E probabilmente la risposta di Mauro chiarisce l'impostazione del nostro corso meglio di mille parole:

"Sai cos'è un database?
Sai cos'è il linguaggio SQL?
Hai mai navigato un sito di mappe?
Se dico vettoriale, pensi all'esame di geometria piana o ai vettori in fisica?
E se dico raster credi che stia parlando di qualche capellone coi bonghi?
Sai cos'è l'html o Javascript?
Hai mai realizzato un sito web?

...allora sei pronto per il corso!"

martedì 20 aprile 2010

Nuvole di cenere, viste dallo spazio

Mentre gli aerei non possono volare sopra un vulcano attivo (e ormai nemmeno nei dintorni, laddove questa parola assume un'accezione troppo globale per i nostri gusti di viaggiatori compulsivi), i satelliti di osservazione della Terra possono osservare sornioni, dalle loro placide e sicure orbite spaziali, l'eruzione del vulcano Eyjafjallajökull ed i relativi dintorni.
Ho scaricato le immagini di questa pagina dal sito della DLR, l'agenzia spaziale tedesca, che con riferimento al dato qui sopra, ottenuto dal satellite TerraSAR-X, spiega:

"l'immagine, acquisita la sera del 15 aprile 2010, mostra chiaramente tre crateri neri. Precedentemente, la caldera era coperta da circa 200 metri di ghiaccio. Una crepa collega i crateri di nordest e quello a sud, creati dalla nuova eruzione.
I torrenti generati dello scorrimento dell'acqua (derivata dalla fusione dei ghiacci) scorrono verso Nord, in una valle di oltre 1500 metri, ed una zona enorme già è stata allagata. Se l'acqua derivante dalla fusione dei ghiacciai scorresse verso sud, le zone abitate del litorale meridionale dell'Islanda sarebbero a rischio.
Le ceneri sottili dell'eruzione sono state trasportata dal vento verso est, dove si sono depositate sul ghiaccio creando un rivestimento di superficie denso e liscio. In queste zone il segnale del satellite radar è riflesso debolmente e quindi le aree appaiono più scure nell'immagine".

Qui ci vorrebbe un approfondimento su come funziona un satellite radar, ma siccome su questo blog ne ho già scritto in abbondanza, andiamo avanti:

"Seguendo la striscia scura che si allarga a forma di ventaglio verso est, si riconosce il luogo della precedente eruzione dello scorso 20 marzo 2010: questa zone è stata visitata da migliaia di turist
i che hanno viaggiato con autoveicoli e motoslitte sul ghiaccio, e le loro tracce sono chiaramente visibili come una linea bianca vicino al bordo destro dell'immagine".



Nell'immagine a sinistra invece si riconosce la nuvola di cenere ed anidride solforosa, ripresa dal satellite metereologico Meteosat-9 nello stesso giorno, che si accinge ad interferire con i piani di volo delle compagnie aeree europee: è quello sbuffo arancione tra la Scozia ed il sud della Norvegia.

Ringrazio Leo Amoruso, uno dei nostri "uomini radar", che mi ha segnalato l'articolo sul sito della DLR.

venerdì 9 aprile 2010

Il ricampionamento delle immagini satellitari, in parole povere

Questo post si poteva chiamare "Cubic Convolution vs Nearest Neighbour", ma l'avrebbero capito solo gli addetti ai lavori. Non che ricampionamento sia un termine più accattivante.
Mi ricordo infatti che, quando nel lontano autunno del 1997 feci la mia prima georeferenziazione con ER Mapper, un Sergio Samarelli molto meno morbido di adesso enunciò quella che sarebbe poi diventata una delle mie discutibili certezze:
"quando fai una geocodifica, devi ricampionare il dato".

Il fatto è che quando si acquista un dato satellitare, spesso bisogna scegliere quale metodo di ricampionamento applicare al dato. E la scelta spesso è proprio tra i due metodi citati, Cubic Convolution o Nearest Neighbour.
Per un approfondimento tecnico sulle differenze tra i due metodi suggerisco di consultare il Wiki del GFOSS oppure il sito di Enrico Bonino (che ho scoperto mentre scrivevo questo post e che trovo molto ben fatto, complimenti!).

Qui porto degli esempi che in parole povere aiutano a capire le differenze tra i due metodi.












Come si vede in queste figure d'esempio, nel Nearest Neighbour (a destra) i contorni
delle features sono molto più irregolari a causa delle forti differenze nei valori spettrali dei pixel che risultano visibili.
Nel Cubic Convolution invece (a sinistra) la qualità "estetica" del dato è migliore.

Non esiste una regola assoluta, tuttavia, per la scelta del metodo migliore di ricampionamento: ai nostri clienti, che acquistano immagini satellitari ad alta risoluzione dei sensori QuickBird o WorldView, suggeriamo il Cubic Convolution quando ci viene richiesto il dato in colori naturali, il cosiddetto pansharpened, risultato della combinazione del dato pancromatico con i colori delle bande multispettrali. In questo caso, infatti, si presume che l'obiettivo sia la fotointerpretazione o comunque che interessi maggiormente la qualità "estetica" del dato.












A chi invece richiede il dataset completo, quello che chiamiamo "bundle", ovvero la banda pancromatica + le quattro (o otto, per WorldView-2) bande multispettrali separate, consigliamo il ricampionamento Nearest Neighbour se l'obiettivo è l'analisi spettrale dei dati.

E' importante sapere che, se si acquista un dato ricampionato con il metodo Nearest Neighbour, è comunque possibile effettuare delle semplici elaborazioni con software tipo ERDAS Imagine, per ottenere un risultato simile a quello del Cubic Convolution (che però, attenzione, non sarà lo stesso risultato che se si fosse applicato il ricampionamento Cubic Convolution sul dato d'origine!!). Mentre non vale il contrario.

Ringrazio i colleghi Claudio La Mantia e Giulio Ceriola per avermi dato lo spunto e le immagini d'esempio per questo post.

martedì 6 aprile 2010

L'utilizzo di software in remoto: il cloud computing

Questa settimana mi è capitato di imbattermi nel cloud computing in diverse occasioni, e siccome è un concetto su cui sto lavorando, provo a mettere ordine facendomi.. una passeggiata tra le nuvole (come in quel vecchio film che in Italia hanno chiamato "il profumo del mosto selvatico".. non c'entra niente ma mi piaceva).

Cos'è il Cloud Computing
Definizione di Wikipedia: "In informatica, con il termine cloud computing si intende un insieme di tecnologie informatiche che permettono l'utilizzo di risorse hardware (storage, CPU) o software distribuite in remoto.
Nonostante il termine sia piuttosto vago e sembri essere utilizzato in diversi contesti con significati differenti tra loro, si possono distinguere tre tipologie fondamentali di Cloud Computing:
  • SaaS (Software as a Service) - Consiste nell'utilizzo di programmi in remoto, spesso attraverso un server web. Questo acronimo condivide in parte la filosofia di un termine oggi in disuso, ASP (Application service provider).
  • PaaS (Platform as a Service) - È simile al SaaS, ma non viene utilizzato in remoto un singolo programma, ma una piattaforma software che può essere costituita da diversi servizi, programmi, librerie, etc.
  • IaaS (Infrastructure as a Service) - Utilizzo di risorse hardware in remoto. Questo tipo di Cloud è quasi un sinonimo di Grid Computing, ma con una caratteristica imprescindibile: le risorse vengono utilizzate su richiesta al momento in cui un cliente ne ha bisogno, non vengono assegnate a prescindere dal loro utilizzo effettivo."
Si tratta insomma di accedere e utilizzare risorse hardware e software come servizi condivisi, eliminando così i costi di acquisto e manutenzione. Calato nel nostro mondo, significa potermi collegare ad un sito internet dove trovo dei dati geospaziali e gli strumenti per poterne estrarre delle informazioni, senza dover spendere soldi per acquistare né i dati, né il software, né l'hardware per farli girare.

Dicevo
, appunto, che questa settimana mi sono imbattuto in questo concetto più volte: ne parlava Microsoft, il NIST e la ERDAS.

Come la vede Microsoft

Microsoft inizia a promuovere i suoi servizi online, tra Exchange, SharePoint, Office Communications eccetera. E' facile immaginare che un utente office possa trovare comodo accedere agli strumenti con cui è abituato a lavorare, senza dover acquistare una licenza d'uso e senza i problemi di installazione, aggiornamento e manutenzione del software sul proprio computer portatile.
Guardiamola dal punto di vista di un Ente: il Cloud Computing significa una migliore gestione dei costi, perché anziché pagare le licenze d'uso dei prodotti dovrò fare più probabilmente un abbonamento ad un servizio, che consentirà ai dipendenti di accedere alle informazioni da qualsiasi parte del mondo attraverso Internet e anche solo con uno smartphone. Inoltre i dati vengono archiviati centralmente - non necessariamente in un singolo posto, magari sono anche distribuiti, ma di certo non sono sparsi e decuplicati e disallineati.

Come la vede il National Institute for Standards and Technology
Sul sito del NIST il Cloud Computing è elencato come uno degli ambiti di ricerca dell'Istituto, e giustamente il primo sforzo che hanno fatto è stato quello di tirare giù una definizione su cui essere tutti d'accordo. Ecco che nella versione n°15 (!!!) della definizione di Cloud Computing del NIST si legge che un modello di Cloud Computing ha 5 caratteristiche essenziali: è un self-service su richiesta, accessibile da una rete di utenti che usano terminali eterogenei e stupidi (tipo gli smartphone, che sappiamo tutti non essere sempre così smart!), che mette in comune risorse hardware e software assegnate agli utenti dinamicamente, scalabile in maniera elastica e dall'utilizzo misurabile e trasparente delle risorse e degli accessi.

Come la vede ERDAS
Ne stiamo già parlando da un po', del Cloud Computing con ERDAS: da quando l'anno scorso è stata introdotta la funzionalità di preparazione, in ERDAS Imagine, di algoritmi di elaborazione di dati e modelli di analisi spaziale, che possono essere poi pubblicati come WPS (Web Processing Service, uno standard OGC) su un server con ERDAS APOLLO.
Oggi in ERDAS si sta lavorando per la costruzione di un modello di Cloud Computing, basato su Apollo, che metta a disposizione degli utenti un'Infrastruttura come Servizio (quella che sopra abbiamo definito IaaS): non solo dati, non solo software, ma anche hardware, risorse di elaborazione e di archiviazione, cui l'utente accede "in affitto", a costi noti, noleggiando quindi un servizio. Ne parla Alan Stoll nell'ERDAS Labs, il blog in cui vengono anticipate le linee di sviluppo della ERDAS.

Oggi che il Ministero dell'Ambiente, nel , inizia a pubblicare servizi WCS (essenziali per supportare il processing dei dati raster), non è difficile immaginare uno scenario imminente in cui, quando tra i dati esposti ci saranno anche coverage di foto aeree o immagini satellitari multispettrali, un utente possa accedere a on-demand a servizi di elaborazione dei dati: mi collego ad un sito web con il mio smartphone, ed uso gli algoritmi di change detection già preconfezionati e pubblicati da quel sito web per confrontare i dati esposti dal PCN, e trovare al volo l'informazione che mi serve.
Sembrerebbe fantascienza ed invece è dietro l'angolo.

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sabato 27 marzo 2010

Dal satellite la verità sulla Sagrada Familia di Barcellona

Completata la Sagrada Familia. Così scrivevano le agenzie qualche settimana fa, gettando nel panico tutti quelli che si erano abituati all'idea di vederla perennemente incompiuta. La monumentale cattedrale di Antoni Gaudi sarà consacrata dal Papa il prossimo 7 novembre, e certamente questo evento ha dato una bella scossa ai lavori (e non il contrario, secondo me).

Avendo letto di questa notizia, pensavo che avessero rimosso le impressionanti gru che da sempre sovrastano le guglie della chiesa, e si vedono da tutta Barcellona. Potete immaginare la delusione allora quando ho visto l'immagine che l'Alliance DigitalGlobe-European Space Imaging ha scaricato da WorldView-2 inaugurando la direct access facility, la stazione di controllo del satellite di Monaco di Baviera: le gru ci sono ancora. E infatti mi è bastata una breve ricerca su Internet per scoprire che, come scrive il Messaggero.it:
La visita del Papa del prossimo 7 novembre sarà per il tempio un «momento storico», come lo sono stati la posa della prima pietra o la morte di Gaudì. Per la cerimonia di consacrazione «sarà infatti terminato il 60% dei lavori della chiesa», hanno detto fonti della Sagrada Familia all'agenzia Ansa.
Aah, solo il 60%. Completata un corno.
In particolare «a novembre saranno terminati la navata centrale, il pavimento, le vetrate, l'altare maggiore e il baldacchino», tra le altre cose. La chiesa potrà accogliere ottomila persone, su una superficie interna di 4.500 metri quadri. È previsto anche lo spazio per più di 1.100 cantanti del coro. I lavori continueranno poi anche dopo all'esterno, dove si devono ancora costruire dieci torri e una facciata..[..]
Pensavo di poter vivere un momento storico, e invece.. semplicemente, la pazienza umana non è all'altezza di un progetto così ambizioso.

mercoledì 10 marzo 2010

Si fa presto a dire standard

Questa settimana ho partecipato al mio primo meeting OGC.
I membri dell'OGC si incontrano quattro volte l'anno, ogni tre mesi, ogni volta in un posto del mondo diverso - tipicamente è uno dei membri a rotazione che ospita il meeting, e da quello che ho capito c'è una competizione per ospitare 'sto meeting, neanche si tratti delle Olimpiadi, e invece ovviamente non girano tutti 'sti soldi. Vabé, questione di prestigio immagino. Fatto sta che questo primo meeting del 2010 si è tenuto in Italia, dopo non so quanti anni, e l'ha ospitato l'Agenzia Spaziale Europea, che sta a Frascati (Roma).
Posto simpatico l'ESA, per chi non c'è mai stato, e non solo per il prezzo pericolosamente basso dei caffé al bar.

Ho passato 36 ore che definire intense non è adeguato. Sono uscito rintontonito da acronimi, idee, opportunità, frustrazioni di vario genere da senso di inadeguatezza e confronto impietoso tra certe realtà internazionali ed il nostro contesto nazionale, ma anche soddisfazione ed entusiasmo per tutto ciò che gira in quel contesto e quanto ancora c'è da imparare: in una parola... bello.

Sono tanti i temi su cui tornerò in futuro, ma qui ne voglio citare alcuni in pillole che mi sono appuntato.


Si fa presto a dire "standard"

C'è una bella pagina del portale dell'OGC dove sono elencate le varie specifiche definite dal Consorzio, ed il numero di prodotti che le implementano o che "dicono" di implementarle.
Ho fatto un grafico per mio diletto, che è quello affianco: in blu il numero di prodotti che dicono di essere conformi alle specifiche dell'OGC, ed in rosso quelli che lo sono veramente, ovvero che hanno superato il test di conformità. La fonte è questa, alla data di oggi.

L'importanza dei metadati
Quello dei metadati è un tema molto sentito e profondamente discusso in OGC. Mentre seguivo queste discussioni, pensavo alla situazione italiana ed ai webservices che vengono esposti dai WebGIS, ed a come la stragrande maggioranza di questi servizi sia sprovvista di metadati. Il che significa che se questi servizi li voglio utilizzare in una infrastruttura di dati territoriali, non posso farlo perché sono "anonimi". Dei metadati si è parlato già su questo blog, e torneremo presto sull'argomento.

I forum nazionali dell'OGC
In Francia, Inghilterra e Spagna esistono già i forum nazionali. Che non sono dei forum intesi come le strutture informatiche in cui si discute del più o del meno, ma FORUM nel senso di momento d'incontro tra i membri nazionali, che discutono delle esigenze interne al Paese, e servono a recepire le esigenze interne ed indirizzare così l'OGC nella definizione degli standard affinché ne tengano conto. E' facile intuire, ad esempio, il peso che ha il Forum Europeo dell'OGC nell'allineare gli standard ai requisiti della direttiva INSPIRE.
In Italia non esiste ancora un forum italiano dell'OGC, e credo che non sarebbe una cattiva idea.

Vado a mettere ordine nei miei appunti e magari ne riparliamo.

domenica 14 febbraio 2010

Dentro l'OGC

"Crediamo nell’interoperabilità come mezzo per la condivisione e valorizzazione dell’informazione geografica. Abbiamo scelto di diventare membri dell’OGC per promuovere efficacemente la cultura dell’interoperabilità: lo sviluppo del mercato della geomatica può infatti avvenire solo se riusciamo a stimolare un salto culturale che riconosce alla implementazione di Infrastrutture di Dati Spaziali un ruolo fondante nella creazione di valore."

Con queste parole il mio amministratore delegato, Giovanni Sylos Labini, annuncia l'adesione di Planetek Italia all'Open Geospatial Consortium, il ben noto OGC.
Indovinate chi sarà uno dei punti di contatto dell'OGC in Planetek Italia?
..Indovinato.
Per fortuna gli aspetti tecnici sono seguiti con la giusta competenza dal mio collega Cristoforo Abbattista, che mai avrebbe scambiato il Security DWG con una questione di sicurezza legata ai file di Autodesk. Io invece c'ho messo un paio di settimane a capire che DWG nel gergo dell'OGC significa domain working group, e quindi il Security DWG altro non è che un gruppo di lavoro che affronta temi legati alla sicurezza :-)
Sto uscendo pazzo con questi acronimi e mi ci vorrà ancora un po' per raccapezzarmi in questo nuovo mondo, ma già a distanza di poche settimane dalla nostra adesione al Consorzio faccio progressi enormi (!!!) e sto già iniziando ad apprezzare i vantaggi di far parte di questa comunità. E' un lavoraccio stare dietro alle attività dell'OGC ma siamo certi che questo sacrificio possa davvero permettere, a noi ed alla comunità di utenti che ci segue, di fare quel "salto culturale" di cui parla Giovanni.

Tornerò spesso sul tema, visto che ormai ci sono dentro fino al collo: il mio prossimo impegno è il meeting del Comitato Tecnico che si terrà a Frascati, in ESA, all'inizio di Marzo. Cercheremo di portare il nostro punto di vista di azienda che opera nel mercato geospaziale italiano, e che sta accompagnando per mano tanti utenti nel processo di adeguamento alle regole di INSPIRE, tra standard ISO e OGC. Dopo Frascati vi saprò dire meglio che aria tira nell'Open Geospatial Consortium...

martedì 2 febbraio 2010

L'unità di tutte le scienze è trovata nella geografia

L'unità di tutte le scienze è trovata nella geografia. Il significato della geografia è che essa presenta la terra come la sede duratura delle occupazioni dell'uomo. (John Dewey)

Alle elementari avevo un maestro che insegnava geografia e che tirava giù una carta geografica del mondo davanti alla lavagna. Avevo un compagno di classe al sesto anno che un giorno ha alzato la mano e ha indicato la costa orientale del Sudamerica; poi ha indicato la costa occidentale dell'Africa e ha chiesto: «Sono state mai unite?». E il maestro ha risposto: «Certo che no, è una cosa ridicola!». Lo studente cominciò a fare uso di droghe e sparì. L'insegnante è diventato consigliere scientifico dell'attuale amministrazione (ndr Bush). (dal film documen
tario statunitense del 2006 "Una scomoda verità", diretto da Davis Guggenheim).

Nella mia geografia ancora sta scritto che tra Catanzaro e il mare si trovano i Giardini delle Esperidi. (George Robert Gissing, da Sulle rive dello Jonio).

L'arma del giornalista è la penna o la macchina da scrivere. L'arma del giornalista sotto vetro smerigliato è la bacchetta o la carta geografica. (Sergio Saviane).

Lungo la costa dell'Africa del Sud-Ovest, delimitato da montagne di origine vulcanica da una parte e dall'Atlantico dall'altra, si stende uno dei più antichi e selvaggi deserti della terra. I geografi chiamano questa zona la Costa degli Scheletri, perch
é le sue spiagge sono disseminate dei relitti delle navi che vi hanno fatto naufragi. (Ronald Schiller da "Nel mondo dei diamanti").


Pochi sanno che non farei questo mestiere se non avessi georeferenziato la mia prima immagine Landsat nel lontano '96 presso l'Istituto di Geografia dell'Università di Nantes, in Francia. Per questo sono sensibile al tema e mi unisco a quest'iniziativa, volta a richiamare l'attenzione sui rischi della scomparsa dell'insegnamento della geografia dai programmi delle scuole superiori, che è un tema certamente noto a tutti quelli come noi che operano nel settore dei sistemi informativi geografici e dell'osservazione della Terra.


L' AIIG, Associazione Italiana Insegnanti Geografia, sta raccogliendo delle firme per cercare di scongiurare questo rischio. Provo a dare il mio contributo invitando i lettori di questo blog a sottoscrivere l'appello, certo che il grido d'allarme di migliaia di persone faccia sempre rumore.

Insieme a:


venerdì 15 gennaio 2010

Roma a 50 cm da WorldView-2, da scaricare

Lo scorso 10 dicembre 2009 sarà forse ricordato per alcuni avvenimenti che hanno poi trovato spazio sui quotidiani nazionali: dalla minilaurea al merito per Roberto Saviano, con un viceministro che lo invita ad andare «a ciapà i ràtt», al presidente americano che riceve il premio Nobel per la Pace e difende la «guerra giusta», per finire in allegria con un paparazzo condannato per estorsione che si vergogna di essere italiano...

Mentre sulla Terra accadevano queste cose interessanti, alle 10,30 in punto, da qualche parte nello spazio, il satellite WorldView-2 puntava il suo obiettivo sulla città di Roma. Sul Colosseo, per la precisione.
Tre secondi, ed ecco la prima immagine con 8 bande multispettrali ad alta risoluzione, acquisita sulla Città Eterna. Quello sopra è un dettaglio sul Vittoriano, in piazza Venezia.

Oggi quella stessa immagine è disponibile per il download gratuito a chiunque ne faccia richiesta. A sinistra potete scaricare l'immagine JPG per apprezzarne i dettagli nella tradizionale combinazione in colori naturali. Per chi ha voglia di giocare con le bande multispettrali invece - magari per capire quanto è utile la banda del red edge per discriminare i diversi tipi di vegetazione, oppure per scoprire quali risultati si possono ottenere dalle immagini multispettrali a 2 metri di risoluzione con una classificazione object oriented - abbiamo preparato il dataset completo.

In qualità di distributori dei dati acquisiti da tutta la costellazione dei satelliti della DigitalGlobe, possiamo fornire questo dato in licenza d'uso gratuita per finalità di studio e sperimentazione.
Mi rivolgo quindi a chiunque abbia voglia di "rivoltare" l'immagine di Roma per tirarne fuori il meglio in funzione delle diverse possibili applicazioni: l'analisi batimetrica, l'uso del suolo, lo studio dello stato di salute della vegetazione, l'estrazione di features e chi più ne ha, più ne metta.

Abbiamo già tante idee su cui stiamo lavorando. Se siete interessati, contattatemi e ne parliamo.