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martedì 24 febbraio 2009

e-Collaboration e mappe stradali gratuite

Domani, mercoledì 25 febbraio, sarò in ESA (l'Agenzia Spaziale Europea) a Frascati per il 4° workshop GRID & e-Collaboration.
Come ampiamente spiegato nella pagina dell'evento, ci si confronterà sulle tecnologie attualmente disponibili per realizzare infrastrutture interoperabili, che consentano agli utenti di accedere, in maniera semplice e veloce, al crescente volume di informazioni conservate in archivi distribuiti.
Inutile dire che il mio contributo sarà relativo a TITAN, lo strumento di e-collaboration che permette ad utenti distribuiti in giro per il mondo di condividere le proprie informazioni geospaziali con tutti i partecipanti al network, mediante un client gratuito, facilissimo da usare e che basa lo scambio dei dati sulla specifica standard WMS dell'Open Geospatial Consortium.

Il principio della e-collaboration è alla base di Open Street Map, di cui segnalo anche il blog italiano: è un progetto che mira a costruire la mappa gratuita dell'intera superficie terrestre, sfruttando il contributo volontario di migliaia di utenti sparsi per il globo.
Crowdsourcing mondiale, per dirla con un termine di moda, che è stato valorizzato anche in TITAN: il client utilizza infatti le mappe di Open Street Map come dato di base di default. Provalo scaricando qui l'ultima versione - che fra qualche giorno si aggiornerà automaticamente alla 9.3.3!

domenica 22 febbraio 2009

Quelli che... le ortofoto le mettono nel database

L'altro giorno ero da un Cliente che ha acquistato Image Web Server, e nel corso dell'incontro mi è stato chiesto se fosse necessario archiviare le ortofoto ad altissima risoluzione che compongono il mosaico regionale in un database, per aumentare l'efficienza del sistema. La risposta è no, l'abbiamo condivisa con il Cliente, e dopo l'incontro mi sono appuntato un paio di considerazioni che mi andava di riversare in questo Blog.

Chi decide di utilizzare IWS, tipicamente, è mosso dall'esigenza di dotarsi di un sistema di pubblicazione di immagini di grosse dimensioni (ortofoto, immagini satellitari o mappe raster tipo fogli IGM o Carte Tecniche Regionali, ad alta risoluzione), che faccia il suo lavoro di data serving indipendentemente dal server di dati vettoriali. Quindi la configurazione tipica è data da:
a) un IWS che pubblica i raster di sfondo, e
b) un Apollo Server (o ArcIMS, o MapServer, o MapGuide ecc.) che pubblica le mappe GIS.

Il bello di IWS è che la pubblicazione dei dati è molto semplice: poichè si tratta di un server che gestisce solo raster, devo preoccuparmi esclusivamente di creare il mosaico di immagini e comprimerlo con un algoritmo wavelet tipo ECW o JPG2000 che mi permetta di sfruttare le performance di streaming di IWS.

Come si può vedere sul Geoportale della Regione Lombardia, che utilizza IWS, i raster di sfondo sono circa una decina: ortofoto di diverse epoche, carte tecniche e modelli del terreno. A ciascuno di questi dataset corrisponde un singolo file ECW.
(per saperne di più su quanto sia facile creare questi file ECW, guardate questi video)

Il bello di questi formati compressi con le wavelet è che la velocità di lettura delle immagini è pressoché indipendente dalla dimensione del file. Che sia un file da 10 MB o da 160 GB, ci faccio un doppio click e si apre. Lo pubblico su Web con IWS e, appena apro la pagina web, visualizzo immediatamente il mosaico di tutta la Lombardia.. o di tutto il mondo!
Solo nel momento in cui faccio uno zoom, il server mi trasferisce la quantità di informazioni necessaria per migliorare la risoluzione dell'area che ho ingrandito.

Semplice ed efficace.

Il fatto che le ortofoto si possano pubblicare come un singolo file, il mosaico ECW appunto, mi offre un grosso vantaggio implicito: non ho bisogno di archiviare i fotogrammi in un database. Quindi se uso IWS non ho bisogno di archiviare i singoli file immagine in un database, e crearmi un collo di bottiglia inutile! Mi basta creare il mosaico ECW di ortofoto, lo copio in una directory assieme a tutti gli altri dati, e lascio che IWS lo legga via file system direttamente. Niente database.

Chi volesse approfondire questo aspetto, può leggere il documento File vs Database che spiega quali vantaggi offre IWS, rispetto ad una soluzione che preveda un data Server per gestire i dati geografici raster memorizzati in un database relazionale (DBMS), come ad esempio in una configurazione Oracle/ArcSDE.
Vantaggi che si riassumono in una riduzione complessiva dei costi, ed in migliori prestazioni, soprattutto in presenza di numerose connessioni simultanee, come accade abitualmente per i geo-portali regionali o nazionali più importanti.

mercoledì 18 febbraio 2009

Quinto Potere

Sono riuscito a recuperare la registrazione della puntata di un paio di settimane fa di Quinto Potere, la trasmissione televisiva di Antenna Sud, il cui tema era la crisi e l'importanza dell'innovazione per le aziende.
Nell'aula multimediale del Politecnico di Bari c'era Giovanni Sylos Labini, il nostro Amministratore Delegato, che rispondeva in diretta alle domande del padrone di casa, Antonio Stornaiolo, e della cara Annamaria Minunno dallo studio.



Il filmato inizia con una scheda in cui Vincenzo Barbieri, Direttore Marketing di Planetek Italia, descrive l'azienda e racconta i progetti più importanti in cui siamo coinvolti. Ci sono delle riprese carine degli ambienti aziendali e dei miei colleghi; non ci sono purtroppo io, per la delusione delle mie fans!

giovedì 5 febbraio 2009

Come si piega una carta geografica - e soprattutto: perché si fa così..

Ho in mente un paio di persone che mi ringrazieranno per questo contributo :-)

Qualche giorno fa, l'amico Ian Anderson di ERDAS ha tenuto una serie di webinar (seminari su web) dal titolo "How to fold a map", che in senso figurato mostravano le funzionalità di ERDAS Imagine per la produzione di mappe partendo da template (per saperne di più clicca qui).

Senonché Ian ha poi ricevuto una serie di commenti sulla difficoltà che tante persone incontrano nel piegare, letteralmente, le cartine geografiche. Ed ha deciso di girare questo video per spiegare come si fa, e soprattutto perché è importante piegarle nel modo giusto. Ian parla in inglese, ma è importante guardare i gesti che fa, il resto si intuisce.



Questo video è pubblicato nel canale ERDAS Inc. di YouTube, che oltre a questa chicca pubblica una serie di videocorsi, utili per chi lavora con i software ERDAS.

domenica 1 febbraio 2009

Le frane si possono prevenire!

Quando sento dire che gli incendi boschivi si possono evitare grazie ai satelliti, mi innervosisco. Mi innervosisco perchè non è vero, ché un incendio non puoi evitarlo: al massimo puoi identificarlo, magari in tempo, prima che diventi incontrollabile e faccia vittime forse; piuttosto puoi usare il satellite quando l'incendio si è spento, per mappare le aree incendiate ed evitare che qualcuno approfitti della situazione per costruirci qualcosa. Questo si.

Se parliamo di FRANE, invece, le tecnologie di osservazione della Terra (i satelliti insomma) possono servire per prevenire disgrazie come quelle degli ultimi giorni in Calabria (con le vittime sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria), le frane sulle strade del Gargano o la mancata tragedia di Castro Marina (Lecce), dove ieri pomeriggio intere costruzioni si sono sgretolate in poche minuti, rischiando di seppellire gli avventori dei locali pubblici nella piazza principale del paese (che per fortuna sono stati allertati in tempo dal tabaccaio).

Esiste infatti una tecnica di monitoraggio dei fenomeni franosi che ha un nome impossibile (interferometria radar con permanent scatterers) ma che è stata brevettata e funziona. Si studiano le immagini radar acquisite dal satellite nel corso del tempo sull'area che si vuole monitorare, facendo particolare attenzione ad alcuni oggetti che si possano riconoscere inequivocabilmente su tutte le immagini (che perciò vengono chiamati permanent scatterers, diffusori permanenti): una statua, l'angolo di un edificio, o una struttura artificiale (quelle che ho visto io sono a forma di piramide a base esagonale, in metallo) posizionata appositamente nell'area oggetto di studio. L'interferometria PS (chiamiamola così) permette di verificare se questi diffusori permanenti si spostano. Anche di pochi millimetri (non sto esagerando, è documentato). E se questi oggetti che dovrebbero essere fermi si muovono, vuol dire evidentemente che qualcosa che non va.

Questa tecnica permette quindi di monitorare su ampia scala e con precisione millimetrica i fenomeni di deformazione della superficie terrestre. L’integrazione in ambiente GIS dei dati ottenuti serve ad evidenziare eventuali movimenti del terreno in aree a rischio, e quindi a far partire tempestivamente eventuali interventi strutturali di difesa del territorio.
Pensate che queste tecniche sono note fin dal 2005, quando furono presentate in un importante workshop dell'Agenzia Spaziale Europea, a conclusione del progetto SLAM, che ebbe grande risonanza a livello nazionale ed internazionale.

Del resto le aree a rischio sono note: dal Portale Cartografico Nazionale del Ministero dell'Ambiente si può accedere alla pagina che elenca tutte le Autorità di Bacino italiane, e ad esempio l'Autorità di Bacino della Puglia pubblica con un webgis molto semplice la cartografia del Piano di Assetto Idrogeologico, che permette di cercare il tuo comune e valutarne la Pericolosità Geomorfologica, la Pericolosità Idraulica e la Classe di rischio.

Insomma: le informazioni sulle aree a rischio già esistono; le tecnologie di prevenzione esistono; le competenze a livello nazionale esistono (e sono all'avanguardia, basta citare la T.R.E. srl o la GAP srl) ed il costo di queste analisi è davvero ridicolo, se paragonato ai danni che la frana di ieri pomeriggio ha causato e causerà ai cittadini di Castro Marina ed al turismo salentino della prossima estate.