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mercoledì 15 settembre 2010

L'Intelligence Geospaziale applicata alle emergenze

Domani sarò a Taranto per partecipare al convegno sull'Intelligence Geospaziale, organizzato dall'ENEA, dove presenteremo il nostro punto di vista sul tema applicato alla gestione delle emergenze.

Abbiamo impostato la nostra presentazione sul paradigma del bounding box, ovvero sulla necessità di conoscere al volo, in caso di emergenza, se su una certa area sono disponibili dati, immagini ed informazioni territoriali, nonché strumenti di analisi, disponibili sotto forma di servizi.

Il nostro approccio si basa sull'utilizzo di webservices, per lo sfruttamento sia dei dati che degli strumenti di analisi dei dati.
L'uso di servizi Web garantisce infatti l'interoperabilità tra diversi sistemi, e può soddisfare le richieste degli utenti senza che questi debbano preoccuparsi, ad esempio, del formato dei dati, tanto per dirne una; la disponibilità degli strumenti di analisi on-line, accessibili come WPS (Web Processing Services), fa sì che tali analisi possano essere effettuate anche con dati provenienti da altre fonti, sfruttando così applicazioni diverse come componenti di un sistema più ampio.

Domani faremo l'esempio della perimetrazione delle aree alluvionate.
Quando si verifica un'emeregenza come un'alluvione sul comune di pincopallo, sappiamo che diventa critico riuscire a:
  • recuperare nel tempo più breve possibile tutte le immagini, i dati territoriali, le informazioni geospaziali (ecco la Geospatial Intelligence) già disponibili su quell'area, perché le mette a disposizione la Regione, o il Ministero dell'Ambiente, o l'ARPA ecc.;

  • contare su sistemi che consentano la condivisione rapida di nuove immagini acquisite su quell'area, da aereo, da satellite, o magari con un sensore radar;

  • sfruttare strumenti di analisi on-line che, sotto forma di Web Processing Services, possono essere utilizzati da persone sparse sul territorio che li applicano a dati provenienti da fonti diverse.
Pensiamo, ad esempio, ad un processo di classificazione che riesca ad evidenziare su un dato SAR le aree dove si evince la presenza di acqua, per la successiva quantificazione dei danni.
Questo esempio è raccontato sull'ultimo numero del nostro magazine semestrale GeoXperience, a pagina 13. Qui trovate invece l'abstract del nostro intervento di domani.