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venerdì 31 ottobre 2014

Competenze, conoscenze e consapevolezze sulla Rete, in un e-book

C'è anche lo zampino di Sergio Farruggia e mio nell'e-book dal titolo "La Rete e il fattore C: Competenze, Consapevolezze e Conoscenze", presentato ieri nella sala Nassirya del Senato (qui c'è il video della presentazione, lo storify ed il resoconto della giornata).

Com'è nata questa iniziativa? La scorsa primavera ho accettato con piacere e curiosità l'invito di Emma Pietrafesa e di Sonia Montegiove, che mi avevano chiesto di intervenire nel corso di uno dei learning meeting organizzati dalla rete WISTER.

WISTER (Women for Intelligent and Smart TERritories) è un network, nato da un'idea di Flavia Marzano, che oggi coinvolge più di 500 donne. Obiettivo specifico della rete WISTER (che fa parte di Stati Generali dell'Innovazione) è promuovere politiche dell’innovazione sensibili alle differenze, a partire da quelle di genere. La rete Wister quindi vuole promuovere attività per colmare il digital divide di genere, per supportare le start up femminili, per aumentare la presenza di donne nei percorsi di studio e nelle carriere ICT.
Per far questo le WISTER organizzano eventi gratuiti divulgativi e di formazione chiamati Learning Meeting: a quello di Todi del 22 marzo, su Cyberbullismo e Cybermolestie, raccontai quanto sia importante analizzare i fenomeni sociali su base geografica e parlai della mappa dell'intolleranza, un progetto che, attraverso Twitter, prova a geolocalizzare le zone dove razzismo, odio verso le donne, omofobia e discriminazione verso i diversamente abili sono maggiormente diffusi.

Dopo quello e altri incontri è nata l'idea dell'e-book sulla Rete e il fattore C: curato da Flavia Marzano, Sonia Montegiove ed Emma Pietrafesa, questo progetto raccoglie i contributi di esperte/i, studiosi/e sulle tematiche legate all’utilizzo della Rete, in termini di opportunità ma anche di rischi.

3 capitoli tematici.

La prima sezione è quella dedicata alle opportunità legate al potenziale dell’utilizzo di Internet in ambito professionale, sociale, economico e privato.

In questa sezione è contenuto il contributo di Sergio Farruggia e mio, dal titolo "Geodati: quale utilità?".
Il nostro contributo cerca di mettere in evidenza il grande contributo innovativo e le opportunità offerte dalla neogeografia, quel fenomeno che vede le informazioni geografiche prodotte con approcci collaborativi ed informali dagli stessi utilizzatori dell’informazione geografica. Come Sergio ed io abbiamo già avuto modo di raccontare in altre occasioni (ad esempio su TANTO e durante il primo BarCamp della Camera dei Deputati dell'11 aprile scorso), il processo di produzione dei dati geografici digitali della Pubblica Amministrazione può trarre grandi benefici da questo metodo partecipativo, in termini di efficienza, efficacia e fruibilità del risultato da parte della collettività. Nel nostro articolo evidenziamo però come vadano ripensati i processi della PA, per ridurre i tempi di creazione dell’informazione e realizzare flussi continui e di qualità controllata di geo-dati, immediatamente fruibili da aziende e cittadini.

La seconda sezione, dedicata invece ai rischi, cerca di porre in evidenza quelli che sono alcuni tra i rischi maggiormente presenti sulla rete a cui siamo sottoposti oggi, anche in ottica di genere, per far conoscere alcuni fenomeni quali cyberbullismo, cyberstalking, hate speech, molestie on line, sottolineando come attraverso un uso consapevole e intelligente degli strumenti, questi pericoli possano essere arginati.

La terza e ultima parte è finalizzata alla presentazione di strumenti utili a utilizzare nel migliore dei modi i servizi, le applicazioni, i software o i progetti già presenti in Rete. Il tutto con l’obiettivo primario di indurre le persone a utilizzare lo strumento Rete con approccio critico, al riparo da pericoli, consentendo una crescita culturale, professionale, sociale.

Questo e-book fa parte della Collana WoW (World of Wister), scaricabile dalla homepage del sito dal sito http://www.wister.it/

 

L'ebook si può acquistare scaricabile al costo simbolico di 0,99 Euro in tutte le maggiori piattaforme e librerie on line
(
qui su Amazon).

martedì 21 ottobre 2014

Collaudo collaborativo dei dati geografici

Giovedì scorso sono stato a Firenze, per partecipare al workshop organizzato dagli amici di SINERGIS sul tema dei dati geografici armonizzati.

Si è parlato di come favorire l'armonizzazione dei dataset geografici per renderli omogenei a scala nazionale, e nel mio intervento ho sottolineato quanto sia importante adottare nuovi modelli di produzione e aggiornamento dei dati geografici, basati su servizi Web centralizzati invece che sulle tradizionali produzioni distribuite su client stand-alone; e sul ripensamento dei processi della Pubblica Amministrazione secondo il paradigma della neogeografia, che prevede il coinvolgimento degli utilizzatori del dato geografico fin dalle prima fasi della sua produzione.

A questo riguardo da tempo, in Planetek Italia e con i colleghi di Stati Generali dell'Innovazione, sosteniamo che si può migliorare la fruibilità dei geodati digitali, mediante procedure innovative di collaudo che creino partecipazione dal basso e aumentano la sostenibilità dei servizi geografici.

La "Neogeografia"

Avevo già discusso di questa proposta di modello innovativo in occasione del Barcamp della Camera dei Deputati, lo scorso 11 aprile (qui il video del mio intervento).
Con Sergio Farruggia già in quell'occasione avevamo provato ad argomentare la nostra proposta. Siamo partiti dalla constatazione che l’interazione elettronica dei cittadini italiani con la Pubblica Amministrazione vede il nostro Paese fanalino di coda, con una percentuale di poco superiore al 20% sul totale degli scambi effettuati, contro la media europea attestata al 50% e Stati Membri “virtuosi” ormai vicini al 90% (fonte: Eurostat, 2012).

Si sono però affermate anche in Italia esperienze di uso collaborativo di strumenti in Rete e - tramite questi - di generazione e fruizione di contenuti secondo modalità partecipative degli utenti.

Il coinvolgimento di massa in tali processi si sviluppa però al di fuori della sfera della pubblica amministrazione intesa come istituzione, sebbene vada ricordato che tale fenomeno interessa ovviamente anche l’insieme dei dipendenti pubblici, soprattutto - tra tutti - quelli appartenenti a fasce di età più giovani. Tali esperienze, considerate attentamente e adottate nell’ambito delle prassi d’interazione cittadino-PA (esistenti e potenziali), possono contribuire significativamente e anche rapidamente a ridurre il divario di cui dicevamo sopra.

In particolare, hanno raggiunto una maturità rilevante, sia in termini di numero di aderenti, sia di risultati raggiunti, esperienze riferibili alla neogeografia.  Ne parlavo all'inizio: con questo termine s’identificano le attività di produzione cartografica da parte di persone anche non dotate di specifiche competenze in questa disciplina, grazie alla disponibilità di tool appositamente concepiti ed al supporto fornito da esperti presenti all’interno di tali comunità.

Le esperienze della neogeografia concorrono ad abbattere la distanza tra produttori di sapere OpenStreetMap e i numerosi progetti sviluppati attraverso la piattaforma Ushahidi.
geografico e utilizzatori, grazie alle nuove tecnologie informatiche disponibili in Rete. In tale ambito sono particolarmente attive anche in Italia comunità e organizzazioni non profit, che se ne avvalgono soprattutto per assistere contesti più svantaggiati in fatto di accesso alle tecnologie dell’informazione geografica.  Tra le tante esperienze di geografia volontaria (Volunteered Geographic Information), per esempio, si possono ricordare il progetto collaborativo

La proposta sul collaudo collaborativo prende ispirazione da tale quadro innovativo dell’informazione geografica per migliorare - in termini di efficienza, efficacia e fruibilità del risultato da parte della collettività - il processo di produzione dei dati geografici digitali della pubblica amministrazione.

Il collaudo dei dati geografici oggi...

Attualmente, gli enti pubblici titolari di attività cartografiche per realizzare e aggiornare data base geografici procedono attraverso l’affidamento del servizio a società terze, seguendo le prescrizioni di legge in materia di appalti pubblici (Codice degli Appalti, D.Lgs 163/2006).  In particolare, la sequenza di attività all'interno di qualsiasi progetto cartografico include - in fase finale - l’esecuzione del collaudo, secondo quanto stabilito appunto dal Codice degli Appalti.

Nell’ambito del processo di produzione dei dati geografici digitali affidato a società di servizi, l’amministrazione proprietaria condiziona la distribuzione pubblica del data base realizzato al suo collaudo. Tale prassi è motivata sia da ragioni meramente amministrative (se reso pubblico il dato viene considerato collaudato de facto dal fornitore), sia da cautele di carattere gestionale volte - qualora emergano seri problemi di qualità del prodotto - a salvaguardare l’operato di tutti i soggetti coinvolti nel processo: ente appaltante, direzione lavori e fornitore.

Lo svolgimento dell’attività di collaudo così impostata determina diversi inconvenienti che incidono proprio sulla corretta fruibilità del prodotto realizzato: ritardi nella disponibilità del dato e conseguente perdita di contenuto informativo a causa della sua obsolescenza. Inoltre l'evoluzione tecnologica consente di ridurre drasticamente i tempi di produzione dei dati geografici, tanto che -sempre più frequentemente e paradossalmente - questi risultano inferiori a quelli necessari per il collaudo.

...e domani?

La nostra proposta prende in considerazione queste problematiche, proponendo una reingegnerizzazione dei processi che tenga conto dei cambiamenti avvenuti nel settore della Geographic Information, nonché dei concetti dell’open governemnt e dell’open data.

Per fare fronte alle criticità appena descritte è indispensabile, secondo noi, consentire e stimolare la pubblicazione dei data set geografici prodotti prima dell’esecuzione del loro collaudo, e attivare forme di collaudo collaborativo dei dati, che si svolgano in contemporanea al collaudo stesso e si protraggano lungo tutto il ciclo di vita del prodotto.

Tale soluzione garantisce una maggiore circolazione del dato, incrementa sensibilmente la qualità del risultato complessivo, riduce i costi del processo formale (ci si può limitare ad una procedura di verifica a campione!) e limita il rischio di ripetizione del processo di collaudo, escludendo che esso possa avere esito negativo e, quindi, debba essere ripetuto, con conseguente ulteriore rinvio del rilascio del prodotto cartografico.


In sintesi

La revisione del processo di collaudo dei prodotti geografici digitali deve prevedere:
  • La pubblicazione dei data set in versione draft (con metadati) da parte dell’ente proprietario e la richiesta/invito ai cittadini di validarli  
  • I cittadini su base volontaria, segnalano anomalie/mancanze/errori 
  • L’ente/collaudatore verifica le segnalazione e decide come intervenire e collauda il dato.

L’adozione del processo di collaudo dei data set geografici innovativo consente di ottenere i seguenti risultati:
  • User Centricity: il cittadino al centro di un processo amministrativo  
  • Effectiveness and efficiency: riduzione dei tempi di collaudo, migliore qualità del prodotto, riduzione del rischio di ripetizioni del medesimo processo (per esito negativo)  
  • Simplification: semplificazione degli aspetti burocratici del processo di collaudo dei data set geografici, sostituiti da un efficiente ed efficace processo tecnico-gestionale collaborativo  
  • Transparency: i cittadini hanno accesso diretto ai risultati delle attività della PA e ne possono valutare le attività e risultati, con focalizzazione sulla fruibilità dei contenuti resi disponibili 
  • Accessibility: acceso diretto e in anticipo ai dati della PA 
  • Openness: acceso libero ai dati  
  • Reusability: I dati vengono resi subito disponibili appena sono stati prodotti e quindi aumenta il loro utilizzo in termini di quantità e in termini di qualità, in quanto i dati sono usati in tempi più prossimi alla fase di acquisizione (il data set geografico corrisponde al reale stato del territorio).

Ci vogliamo provare? 

Introdurre il collaudo collaborativo dei dati geografici nei processi della PA italiana richiede un intervento normativo a livello nazionale, volto a contemplare la delega al rilascio nell'ambito della legge sugli appalti. Inoltre, deve essere previsto il coinvolgimento dei soggetti regionale, per quanto attiene la definizione delle procedure di attuazione della normativa nazionale a scala regionale.

Conclusioni

I dataset geografici digitali sono uno strumento fondamentale e indispensabile per tutte le attività riguardanti lo sviluppo urbano e la coesione territoriale. La proposta illustrata al punto precedente è coerente rispetto al sistema di governance formulato a livello europeo per lo sviluppo delle città e delle comunità territoriali (“Cities of Tomorrow: Challenges, visions, ways forward”, Commissione Europea, 2011).

Infatti, il processo di collaudo in forma collaborativa assume un approccio olistico e integrato alle problematiche operative da affrontare, attraverso il coinvolgimento e la mobilitazione di comunità e cittadini.  In questo modo si può conciliare l’applicazione di norme di legge con modalità di governance adatte a garantire la più ampia fruibilità dello strumento cartografico digitale e sufficientemente flessibili per affrontare problematiche lungo tutto il suo ciclo di vita. 

lunedì 22 settembre 2014

Opendata sulla mobilità del Comune di Bari

La qualità della vita degli abitanti di una città dipende da tanti fattori; uno di questi è certamente la mobilità urbana, ovvero  la capacità e facilità a muoversi delle persone, mediante veicoli privati o trasporto pubblico. Questo aspetto è estremamente rilevante per le implicazioni di tipo economico, sociale ed ambientale delle città.

L'accesso alle informazioni relative alla mobilità è quindi estremamente importante per migliorare la fruizione dei servizi da parte dei cittadini: conoscere gli orari precisi di arrivo degli autobus alle fermate, ed il livello del traffico nelle diverse zone della città, magari in tempo reale, può chiaramente incentivare l'utilizzo del trasporto pubblico e ridurre il numero di autovetture private che circolano in città.

Liberalizzare i dati di infomobilità è ancor più un'opportunità per le amministrazioni pubbliche che li detengono, perché spalanca le porte all'avvento di nuove applicazioni e servizi che possono estendere e migliorare la fruizione di questi dati per il cittadino.

Gli opendata dell'infomobilità a Bari

E' quello che ha fatto il Comune di Bari negli ultimi giorni, rendendo pubblico e in opendata, attraverso la propria azienda di Trasporto Pubblico Locale AMTAB, il dato di arrivo degli autobus alle fermate, desunto dal sistema di telecontrollo in tempo reale dei mezzi.

Trovate tutte le informazioni all’indirizzo http://bari.opendata.planetek.it (eh si, c'è lo zampino di Planetek in quest'operazione...).

Questa iniziativa rientra nell’ambito del progetto Living Lab Semina, finanziato dalla Regione Puglia, che vede il Comune di Bari ed Amtab come utenti pilota per l’attivazione di servizi innovativi di infomobilità. Alla fine del progetto, infatti, è previsto che siano rese accessibili informazioni sulla mobilità di tipo sia statico che dinamico.

Le informazioni statiche in corso di pubblicazione sono:

  • l'elenco delle fermate di tutta la rete TPL
  • elenco delle linee (ad esempio Linea 1, Linea 53, ecc)
  • l'elenco delle fermate di una linea distinguendo fra andata e ritorno
  • relativamente ad una linea, gli orari di passaggio teorici dalle fermate della linea (programmato) 

Le informazioni dinamiche sono:

  • gli orari di passaggio real-time di tutti i mezzi delle linee che passano da ogni fermata, che attualmente sono pubblicati sulle paline elettroniche dislocate alle fermate (si sta valutando l’opportunità di pubblicare anche la posizione del mezzo che svolge la corsa)
  • indicazione sul livello di congestione del traffico sulle strade percorse dai mezzi AMTAB.


Un Hackathon sugli opendata a Bari

Per promuovere l’utilizzo dei dati open sulla mobilità di Bari, coinvolgere la comunità e raccogliere nuove idee, abbiamo pensato di organizzare un Hackathon ("cos'è un hackathon?!") nella giornata di Sabato 8 Novembre.

Vorremmo però definire, assieme a chiunque sia interessato, gli ultimi dettagli: concordare gli obiettivi dell’Hackathon, le modalità di svolgimento, l'agenda, e qualche dettaglio sulla logistica.
Ho condiviso su un documento pubblico qualche idea sull'obiettivo dell’hackathon, e le cose che ci piacerebbe fare durante quell'incontro: informare sugli opendata della mobilità Bari (modello dati, tipologia di servizi, contenuto informativo, licenze); fare un breve training su OpenStreetMap per poi favorire il riuso di questa fantastica banca dati, sia come fornitore di dati che come contenitore per raccogliere i dati sulla mobilità; creare gruppi misti di lavoro, utenti/sviluppatori, con delle sessioni per la definizione dei requisiti utente, magari lo sviluppo di prototipi ecc....

Ne parliamo in teleconferenza in uno dei prossimi pomeriggi?
Quando? Decidiamolo insieme: ho preparato un veloce sondaggio con Doodle.

Vi aspetto!

martedì 3 giugno 2014

Dove iniziano le grandi storie





Più di 3000 persone da tutto il mondo, messaggi entusiasmanti, e una coreografia ubriacante - perfettamente in linea con il contesto, perché Las Vegas non è certo un posto da ritiro spirituale. E' HxGN LIVE, la conferenza annuale del gruppo Hexagon, che si svolge in questi giorni.
Hexagon, per intenderci, è la multinazionale svedese che negli anni ha acquisito ERDAS, Intergraph, Leica Geosystems, parte di BLOM e continua ancora oggi a portare avanti un'inebriante campagna acquisti.

HxGN LIVE è quest'anno alla quarta edizione, ed è diventato un appuntamento straordinario, sia per gli utenti che per i partner, per toccare con mano le novità e le soluzioni più all'avanguardia nel campo delle tecnologie per la progettazione, la misura (dal micro al macro) e l'analisi di dati geospaziali, ma anche per scambiare idee ed immaginare soluzioni per rendere migliore il nostro mondo.

Il tema di questo congresso è "Qui cominciano le Grandi Storie", e devo confessare che è impossibile non pensare in grande, di fronte all'incredibile offerta tecnologica di questo gruppo, ma soprattutto quando ci si confronta con gente come Ola Rollen (il CEO di Hexagon, quello nella foto in alto) o il caro Mladen Stojic, che è diventato Presidente di Hexagon Geospatial (nella foto qua sotto). Questa è la divisione che ha preso in carico tutto lo sviluppo dei software ERDAS ed Intergraph, con una nuova organizzazione che, già a giudicare dalle novità (top secret) delle versioni 2015 dei prodotti, che ho potuto vedere in anteprima, darà un'impulso straordinario alla loro crescita tecnologica, tutta orientata a migliorarne l'usabilità ed a privilegiare la user experience.

Mladen, con il suo ormai inconfondibile approccio visionario, ha presentato il progetto "WindMill", che sfrutta la metafora del vento, che scatena la produzione di energia quando mette in azione le pale di una turbina eolica. Quel vento, oggi, è rappresentato dai dati. Non solo i dati open ma anche i dati commerciali, che Hexagon vuol far diventare parte integrante della propria offerta, e questa è la chiave di lettura delle acquisizioni recenti o degli accordi commerciali che il gruppo svedese sta chiudendo con i più importanti provider di dati a livello mondiale (oltre che con i fornitori di UAV e di strumenti per il rilievo, che vanno a completare l'offerta di Hexagon Geosystems, ovvero Leica). E le pale della turbina, sempre nella metafora del Windmill, sono rappresentate dalle tre linee di prodotti software che andranno a razionalizzare la sterminata offerta tecnologica di Hexagon Geospatial.

La seducente vision del nuovo presidente vuole dare centralità all'utente (dove l'ho già sentita, questa?) e rendere più umano il processo di accesso alla conoscenza. Mi è piaciuto molto riconoscere nelle idee di Mladen lo stesso approccio che stiamo seguendo noi, nel cercare di superare la logica legata alla mera estrazione di informazioni dai dati, per puntare a creare una reale conoscenza dei fenomeni che caratterizzano il nostro pianeta, mediante indicatori geostatistici e metriche oggettive.
La slide qui a fianco è estratta dalla presentazione che farò questo pomeriggio, qui a Las Vegas, per raccontare i nuovi modelli di business che si aprono grazie alla disponibilità di dati satellitari liberi e di open data in generale. I big data geospaziali. diventano così quel vento che, grazie alla tecnologia, crea energia e crea valore.

Un'ultima annotazione voglio farla per sottolineare l'organizzazione impeccabile, nonostante la quantità di gente, gli spazi sconfinati da gestire (per andare dalla mia stanza alle sale del centro congressi devo fare dieci minuti a piedi, il che è perlomeno bizzarro dato che si trovano tutte dentro lo stesso hotel...) ed il gran numero di sessioni e di eventi. Ai partecipanti è stata messa a disposizione l'applicazione HxGN Live Mobile (http://hxgnlive.com/mobile-app.htm) che permette di avere sempre sotto il controllo il programma personalizzato della conferenza, nonché interagire con gli altri utenti e postare contenuti condividendoli con i classici social networks. Voto: 10. 

lunedì 17 marzo 2014

La barchetta radiocomandata... un anno dopo

Avevo già condiviso la prima edizione del fumetto di Hydra, e torno oggi con la seconda puntata, con un motivo di orgoglio in più.
Questa volta tra i protagonisti del fumetto c’è anche Planetek, c’è la cara Valentina Urbano, e… ci sono io!

Michele Boella e gli amici di NeMea Sistemi sono persone con le quali si è creato uno straordinario rapporto personale, che ci ha aiutato a rafforzare una già brillante collaborazione professionale.

Il fumetto racconta di un incontro in cui abbiamo realmente discusso degli scenari di utilizzo di Hydra, questo bizzarro e geniale scafo radiocomandato, attrezzato con sonar, GPS e altri sensori per i rilievi marini in aree costiere. E anche questa volta dai disegni dell’ottimo Mario Del Pennino traspare tutta la passione che quei ragazzi sanremesi mettono nel loro lavoro.

Perciò ci piacciono così tanto.

Guarda anche:

lunedì 3 marzo 2014

Opendata da immagini satellitari: 5 regole d'oro

Si è parlato di dati geografici liberi alla conferenza OpenGeoData di giovedì scorso a Roma.
Questo tweet di uno dei partecipanti riassume quello che è stato uno dei leitmotiv della giornata:
Alcuni interventi, un paio anche miei, hanno richiamato però l'attenzione sul fatto che i dati geografici liberi, oltre ad incrementare l’efficienza del sistema pubblico, possono essere usati per scopi commerciali e per creare nuove opportunità di business.
Basti pensare alla possibilità di incrociarli o aggregarli con altre fonti informative per derivare nuovi dati o di utilizzarli in App per fornire servizi a valore aggiunto alla collettività.

Tra i dati che la pubblica amministrazione produce e che, sulla base della Legge n.221/2012, ha l’obbligo di esporre con licenze aperte, quelli geografici rappresentano un vero e proprio patrimonio comune. Sui portali che pubblicano dati liberi, i dataset territoriali sono quelli con il più alto numero di download in assoluto.

E qui c'è un richiamo importante da fare: pubblicare i dati, renderli scaricabili con licenze libere, non basta.

I dataset spaziali non solo devono essere open, ma devono essere usabili. Bisogna fare attenzione alla loro qualità per favorirne il riutilizzo, perché pubblicare un dato, senza che il suo contenuto informativo sia disponibile in un formato standard ed organizzato secondo regole condivise a livello nazionale, significa di fatto limitare la sua interoperabilità.

Da quando abbiamo inziato a distribuire i nostri prodotti Preciso® con licenze d'uso libere, mi sono fatto un’idea di quelle che sono le principali accortezze per fare opendata “come si deve”: quali sono, cioè, le cinque essenziali regole da rispettare affinché i dati siano realmente utili e riusabili.

Guardiamole una per una.
  1. Meglio un database

    Innanzitutto è sempre meglio predisporre il dato in forma di database. Come ha ben spiegato qui Sandro Furieri, gestire le informazioni in un database è un modo per migliore l'efficienza interna di un’organizzazione, piuttosto che conservare file sparsi e spesso eterogenei. Ciò vale per i dati geografici come per altre informazioni che vengono pubblicate come opendata. Troviamo sempre in giro elenchi di dati in forma di tabelle, come *csv o peggio file excel; da un database è sempre possibile estrarre un file excel o csv, ed allo stesso modo da un geodatabase è facile estrarre un file shape o quello che preferisco, o meglio: quello che semplifica la vita sia al cittadino che al professionista che vuole ri-usare quel dato. 
  2. Modello dati standard

    Cerchiamo di non inventare l’acqua calda. Devi creare il geodatabase per la tua carta d’uso del suolo? Per gli edifici del tuo comune? Per le aree protette? Usa il modello dati definito da INSPIRE per ciascuna di queste classi. Pensa, ce ne sono 32, già pronti e condivisi a livello europeo. Scegli quello che ti serve, scaricati il modello di geodatabase da una delle tante fonti disponibili, con già tutte le relazioni tra le tabelle create, e riempilo con i tuoi dati. Don’t waste your time… e non far sprecare tempo a chi vorrà riusare il tuo dato. 
  3. ...e la qualità?

    L’EARSC, Associazione Europea delle Imprese del mercato dell'Osservazione della Terra, ha redatto le linee guida per definire le specifiche dei prodotti di Earth Observation.  Questo manuale ha lo scopo di suggerire, a chi estrae informazioni dalle immagini satellitari, in che modo descrivere le caratteristiche tecniche dei prodotti derivanti da servizi a valore aggiunto su dati satellitari. In questo modo l'utilizzatore del dato può sapere che dato ha davanti, come è stato prodotto, ed apprezzarne la qualità.
    Inoltre conformarsi a degli standard facilita il processo di certificazione dei prodotti per l’ente che li realizza, e fornisce un'ulteriore garanzia di qualità agli utenti dei prodotti. Nel caso della nostra famiglia di prodotti Preciso®, ad esempio, la conformità riguarda non solo i prodotti, ma anche l’intero processo produttivo che utilizza le procedure di qualità conformi a quelle suggerite dall’EARSC. Abbiamo infatti completato una revisione di tutte le nostre procedure in modo da essere conformi oltre che allo standard ISO 9001, anche alle linee guida definite dall’EARSC con il supporto della Agenzia Spaziale Europea (ESA) per la produzione di prodotti e servizi di Earth Observation.
  4. Mè-Tà-Dà-Ti!

  5. Poche chiacchiere: senza metadato, un dato non è riusabile.
    Il metadato è la carta di identità del dato. Ci deve dire che cos'è, chi l'ha prodotto, e quando. Nel metadato devono essere reperibili anche le informazioni relative alla licenza d'uso del dato, ed alla qualità del dato stesso (ad esempio, un bel link alla scheda di product specification redatta secondo lo standard EARSC, come appena detto).
    Per esempio: di un'ortofoto io voglio sapere che risoluzione ha, che accuratezza nella geocodifica, e quando è stata scattata la foto. Di un'ortoimmagine satellitare voglio sapere anche che tipo di ricampionamento è stato usato, per comprendere se e come è stata alterata l'informazione spettrale di ciascun pixel dell'immagine. Queste informazioni devono stare nel metadato, o in documenti rintracciabili tramite il metadato.
    Anche per i metadati esisteono degli standard a cui conformarsi, e sono quelli definiti da INSPIRE a livello internazionale, e dal RNDT in Italia. Il Repertorio Nazionale dei Dati Territoriali è il catalogo nazionale dei metadati, che permette di ricercare e scoprire quali dati territoriali sono disponibili in Italia. La conformità di un metadato al profilo del RNDT garantisce la conformità ad INSPIRE.
    E non dimentichiamo: la presenza del metadato nel catalogo RNDT certifica l’esistenza del dato stesso.
  6. Licenza di... ri-usare 

    La quinta e ultima regola riguarda la possibilità che prodotti a valore aggiunto, ottenuti da immagini satellitari commerciali, possano essere resi disponibili come Open Data. Una grande opportunità nasce oggi dal fatto che anche i fornitori commerciali di dati satellitari (DigitalGlobe, Airbius ecc.)  applicano ai propri dati licenze d’uso che consentono, a chi produce informazioni a valore aggiunto, di decidere in piena autonomia il tipo di licenza da applicare ai cosiddetti derivative products.
    Ad esempio Planetek ha scelto di associare ai vari livelli informativi dei prodotti Preciso® una licenza d'uso CC-BY 4.0 che ne permette la libera distribuzione come Open Data.
    In generale ogni dato che venga reso liberamente disponibile dev'essere corredato da una licenza che spieghi chiaramente cosa si può fare con quel dato, a quali condizioni, e cosa invece non si può fare. Il posto migliore per rendere reperibile questa informazione è, ancora una volta, il metadato.
Ringrazio anche Valentina e Fabio per il loro contributo alla redazione di questo post.

giovedì 13 febbraio 2014

Un Hackathon su INSPIRE, perché serve e a chi

Qualche giorno fa facevo cenno all'allegra combriccola di appassionati con cui abbiamo organizzato, a partire dallo scorso autunno, un ciclo di webinar dedicati all'armonizzazione dei dati geografici per renderli conformi alle specifiche di INSPIRE.

Monica Sebillo, Franco Vico, Giacomo Martirano, Piergiorgio Cipriano. Salerno, Torino, Cosenza, Ferrara, Bari. Da quando abbiamo iniziato, non ci siamo ancora rivisti di persona, se non in webcam qualche volta.
 Eppure ne abbiamo fatta di strada assieme, con il ciclo di webinar che ha coinvolto quasi un centinaio di persone in totale.

Con l'anno nuovo abbiamo deciso di dare il nostro contributo alle iniziative dell' International OpenData Hackathon, nell'ambito del quale rientrano tutti gli appuntamenti dell'International OpenData Day - Italia 2014: tanti eventi in tutta Italia, che si svolgono tutti nell'ultima decade di febbraio, con apoteosi il giorno 22, "giornata dei dati liberi".

Planetek Italia, tra l'altro, parteciperà a molti di questi incontri, e perciò sarà facile incontrarci. L'agenda dei nostri appuntamenti è raccontata sul blog di Planetek.

Con Monica e gli altri amici, dicevo, abbiamo organizzato un Hackathon on-line dal titolo:


L'hackathon ha il patrocinio di AMFM GIS Italia, CISIS–CPSG (Centro Interregionale per i Sistemi Informatici, Geografici e Statistici - Centro Permanente Sistemi Geografici) e il Progetto europeo smeSpire, insieme con Stati Generali dell'Innovazione e GFOSS.it ed il nostro obiettivo è condividere metodi e tecniche di trasformazione per l'armonizzazione dei dati in accordo alle specifiche INSPIRE, attraverso esercizi realizzati su open data con software sia proprietari che liberi.

Come si svolge l'hackathon on-line?
  1. Lunedì 17/02/2014 : pubblicazione delle tracce dei diversi track comprendenti: una proposta di temi da trasformare; suggerimenti su dataset open utilizzabili, su come risolvere passaggi critici...; indicazione di tool open disponibili; ipotesi sui possibili risultati.
     
  2. Mercoledì 19/02/2014 (ore 11:00-13:00) : webinar di presentazione dei track con una discussione delle tracce e delle fonti suggerite, ed una valutazione di altri possibili temi di interesse per i partecipanti. Contestualmente, verranno costituiti gruppi di lavoro online di 2-4 persone e verrà condivisa la griglia di valutazione da utilizzare per rendere confrontabili i risultati del lavoro.
     
  3. Dal 20/02/2014 al 24/02/2014 : gli organizzatori saranno disponibili (secondo modalità e calendario che verranno comunicati agli iscritti) per chiarire dubbi sulle tracce e aiutare a superare difficoltà.
     
  4. Martedì 25/02/2014 (ore 11:00-13:00) : webinar di presentazione dei risultati dei vari gruppi e loro valutazione.
     
  5. Giovedì 27/02/2014 : presentazione dei risultati dell'hackathon online nell'ambito della Conferenza OpenGeoData Italia a Roma.
      
Perché partecipare all'hackathon? Continuo a ripeterlo: seguire questo tipo di inizative, vuol dire confrontarsi con una problematica che a breve tutti, prima o poi dovranno affrontare (anche solo per dire: scelgo di ignorare la legge e mantengo i miei dati come sono) e che creerà delle opportunità per quelli che saranno pronti a fornire soluzioni. Significa mettersi in evidenza con le aziende che lavorano in questo settore, e che sono sempre alla ricerca di persone brillanti e sveglie, cioè che si sporcano le mani non solo per il piacere di pasticciare ma per risolvere problemi concreti e proporsi come interlocutori competenti a chi ne ha bisogno. E adesso, tutti ad iscriversi all'hackathon.

Eventbrite - Hackathon Online - Trasformazione di dataset spaziali open conformemente a INSPIRE
L'iscrizione è gratuita!

lunedì 10 febbraio 2014

Vogliamo anche l'Italia nel registro INSPIRE

Una sera d’inverno, freddo umido, buio - come solo certe sere d’inverno sanno essere.
Mi chiama Piergiorgio. Lui in treno, io in macchina. Chiacchieriamo della nostra partecipazione a #LOD14, della conferenza OpenGeoData, di getLOD.

Prima di chiudere mi fa: sai, c’è una cosa che ti volevo dire.

Eccolo, stiamo per fare outing? mi chiedo, turbato ma anche un po’ curioso.

"C’è questa storia del RNDT che non è ancora registrato come endpoint INSPIRE, mi dice, e bla bla bla..."
Un po’ deluso ma anche sollevato, ascolto, e man mano che Piergiorgio me ne parla, l’idea mi convince sempre più.

S’ha da fare. Facciamo così, gli dico: provo a coinvolgere anche Andy con il quale in passato abbiamo fatto cose simili, campagne che hanno coinvolto i blogger italiani della geomatica, vediamo che ne dice anche lui. Chiamo Andy, lui mi sta a sentire, ragiona ad alta voce - sbucciando l’argomento come certi bimbi fanno con i mandarini, eliminando minuziosamente tutti i pelucchi. Mi piace, mi piace, mi dice – ne immagino lo sguardo ed i pensieri che volano lontano mentre mi parla.

Il giorno dopo scrivo a Piergiorgio che Andy è caduto nella nostra trappola. Come accade ai guidatori incauti con gli autostoppisti, dal nulla sbuca dopo un po’ l’intero gruppetto di appassionati, quello con cui da mesi organizziamo webinar su INSPIRE e opendata: Monica, Giacomo, Franco, Sergio… e inizia il lavoro di composizione del testo che leggete qui sotto, per condividerlo con tutti quelli che si sono uniti e che si uniranno a questa iniziativa.
Un lavoro inframmezzato da sostanziose dosi di cazzeggio ed improvvidi deragliamenti rivoluzionari, che alla fine ci ha però portato a questo, che è solo un punto di partenza: il vero risultato sarà vedere, finalmente, anche l’Italia nel registro INSPIRE.

Premessa 

INSPIRE prevede che ogni Stato Membro fornisca almeno un endpoint nazionale per il discovery di metadati.
Ad oggi, la maggior parte degli Stati Membri (23 su 28) ha soddisfatto questo requisito registrando il proprio riferimento nazionale nel geoportale INSPIRE: http://inspire-geoportal.ec.europa.eu/INSPIRERegistry/
In particolare, come si può vedere, alcuni paesi hanno registrato più di un endpoint, come l'Austria, il Belgio e la Lettonia: è infatti possibile registrarne anche più di uno per paese.

A differenza di ciò, l’Italia non ha ancora alcun endpoint registrato per il servizio di discovery.

Per questa registrazione è necessaria una semplice comunicazione (email) del National Contact Point INSPIRE (o di qualcuno delegato dal NCP) indirizzata a EC/EEA INSPIRE Team (env-inspire@ec.europa.eu) e per conoscenza al JRC (michael.lutz@jrc.ec.europa.eu).

Domanda 

Perché il servizio CSW realizzato dal RNDT non è ancora stato registrato come endpoint italiano?

 Dal punto di vista normativo, sia il recepimento della Direttiva INSPIRE (Dlgs. 32/2010) che il Codice dell’Amministrazione Digitale riportano che RNDT è il riferimento nazionale in questo contesto:
Il repertorio nazionale dei dati territoriali, [...] costituisce il catalogo nazionale dei metadati relativi ai set di dati territoriali” (Dlgs. 32/2010, art.5)[1].

Dal punto di vista tecnico-operativo i test effettuati nel luglio 2013 e gennaio 2014 dal Joint Research Centre della Commissione Europea (su richiesta dell’Agenzia per l’Italia Digitale) hanno dimostrato che il servizio CSW del RNDT e la quasi totalità dei metadati raccolti sono perfettamente conformi a quanto previsto dai Regolamenti 1205/2008 (metadati) e 976/2009 (servizi di rete) della Commissione Europea, nonché alle relative Technical Guidelines (1.2 del 2010 per i metadati, e 3.1 del 2011 per i servizi di discovery).

In particolare il test effettuato a gennaio 2014 ha riportato 4412 metadati “passed” e 412 “passed with warnings” su un totale di 5540 metadati sottoposti ad harvesting (nel RNDT i metadati disponibili sono 6143). Il livello di conformità rispetto a INSPIRE è quasi totale per i metadati di dataset e serie (4415 su 4462).
Questo è un risultato importante ed è da notare che risulta essere migliore rispetto ai risultati ottenuti da altri Stati Membri.

Sottolineiamo che è importante che la registrazione del servizio sia fatta al più presto perché:
  1. la disponibilità dei metadati italiani nel catalogo europeo serve a dare visibilità alle informazioni territoriali esistenti in Italia, il tutto proiettato a:
      i. supportare le politiche ambientali nazionali e comunitarie;
      ii. favorire la conoscenza e la promozione del nostro territorio;
  2. l'iniziale disponibilità di metadati potrà innescare un processo virtuoso spingendo gli enti pubblici di ogni livello a conferire i metadati all'RNDT per far conoscere le attività dell’amministrazione su scala internazionale;
  3. per incentivare la realizzazione di servizi innovativi da parte di professionisti, consulenti e PMI locali da offrire agli enti locali sulla base della disponibilità di dati;
  4. per istanziare il ruolo del "nodo" Italia all'interno della rete;
  5. per dare riconoscimento e visibilità alle persone che, su scala diversa, hanno attivamente operato per la realizzazione dell'infrastruttura e dei servizi. 

Conclusioni 

Alla luce di queste considerazioni, esortiamo il NCP INSPIRE italiano a comunicare al più presto al JRC l'indirizzo del servizio CSW di RNDT affinché questo venga registrato come primo endpoint italiano in INSPIRE.




Sostengono questa iniziativa:
(in ordine alfabetico)

Giovanni Allegri
Roberto Angeletti, ExportToCanoma blog
Andrea Antonello
Fulvio Ananasso, Stati generali dell'innovazione
Ugo, Bonelli, Stati generali dell'innovazione
Andrea Borruso
Associazione italiana per l’informazione geografica libera - GFOSS.it
Stefano Campus
Giovanni Ciardi
Piergiorgio Cipriano
Bruno Conte, Stati generali dell'innovazione, Social4Social
Simone Cortesi
Laura Criscuolo
Antonio D'Argenio, Nadir
Margherita Di Leo
Alessio Di Lorenzo
Gianfranco Di Pietro, Geofunction
Antonio Falciano
Sergio Farruggia, Stati Generali dell’Innovazione, AMFM GIS Italia
Daniela Ferrari
Maurizio Foderà, Kartoblog
Marco Frattoddi, Stati generali dell'innovazione
Antonio Fregoli, MNDAssociation
Pietro Blu Giandonato
Cesare Gerbino
Simone Giannecchini
Jacopo Grazzini
Nicola Guarino, ISTC-CNR
Giuseppe Iacono, Stati generali dell'innovazione
Carlo Infante, Stati generali dell'innovazione, Urban Experience
Viviana Lanza
Andrea Latino, Stati generali dell'innovazione
Simone Lella
Walter Lorenzetti, gis3w
Jody Marca
Flavia Marzano, Stati Generali dell'Innovazione e Rete WISTER
Giacomo Martirano, Epsilon Italia, coordinatore progetto smeSpire
Stefania Morrone, Epsilon Italia
Lorenzo Orlando, Stati generali dell'innovazione
Alessandro Oggioni
Mariella Pappalepore, Planetek Italia
Stati Generali dell'Innovazione
Stefano Parodi, GeoWebLog
Lorenzo Perone
Emma Pietrafesa, Stati generali innovazione (Rete WISTER)
Angelo Quaglia
Morena Ragone
Alessandro Sarretta
Monica Sebillo, AMFM GIS Italia
Gian Bartolomeo Siletto
Claudia Spinnato, Consorzio TICONZERO
Lorenzino Vaccari, Provincia Autonoma di Trento
Franco Vico, AMFM GIS Italia
Fabio Vinci, Epsilon Italia
Massimo Zotti
SE VUOI ESSERE AGGIUNTO IN QUESTA LISTA, INSERISCI IL TUO NOME E/O LA TUA AFFILIAZIONE COME COMMENTO

[1] Inoltre, il Decreto 10 novembre 2011 relativo alle regole tecniche del RNDT, emanato dal Ministro per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione e dal Ministero per l’Ambiente e la Tutela del Territorio e del Mare, dispone che il RNDT, parte integrante dell'infrastruttura nazionale, eroghi i servizi di ricerca (art. 2) e prevede la pubblicazione dei metadati nel RNDT, assicurando il rispetto degli adempimenti di cui al Regolamento (CE) n. 1205/2008 e al D. Lgs. n. 32/2010 (DM art. 4)