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venerdì 10 giugno 2016

Dal prodotto alle informazioni come servizio, con gli opendata satellitari

In un recente articolo sul blog di Planetek, Vincenzo Barbieri parla dei nuovi modelli di business possibili oggi grazie alla straordinaria disponibilità di immagini satellitari free e open.
Il titolo del post fa riferimento ai cosiddetti “disruptive business models”, quelli che cambiano le regole del gioco. Un esempio è quello del passaggio dalla vendita di un prodotto alla vendita di servizi su abbonamento (subscription). Questo modello di business è dirompente perché, prendendo un prodotto o servizio che veniva tradizionalmente acquistato ad hoc, lo rende disponibile in maniera continua e ripetuta nel tempo, ma soprattutto adattando il prodotto ai gusti e le preferenze del cliente. Si crea in questo modo il cosiddetto lock-in, una fidelizzazione che genera valore grazie al canone di abbonamento pagato dall’utente per l'accesso continuo - e tipicamente a basso costo - al prodotto. Basti pensare, per esempio, a cos'è cambiato in pochi anni con il passaggio dal noleggio delle videocassette di Blockbuster alla fruizione di film e serie TV disponibili in abbonamento con Netflix.

Gli ingredienti perfetti 

Questa la ricetta proposta da Vincenzo per innescare un modello commerciale di questo tipo, grazie ai dati satellitari open:
Ricetta: Prendiamo un’immagine satellitare ogni 6 giorni, aggiungiamo una base cartografica e un pizzico di dati ancillari (q.b.), tutto rigorosamente disponibile in modalità open data. Facciamo girare gli algoritmi di elaborazione e restituiamo i risultati sotto forma di mappe, indicatori e report. Tutto in ambiente Cloud accessibile in abbonamento.
Con questa ricetta abbiamo cucinato non un solo piatto, bensì le portate di un intero banchetto: la nostra nuova piattaforma su Cloud per erogare servizi applicativi, basati su dati geospaziali open, per il monitoraggio di fenomeni naturali o artificiali sul nostro pianeta.
Abbiamo dato alla piattaforma il nome Rheticus®, in onore di Retico, l’unico allievo di Niccolò Copernico. Tanto per sottolineare lo stretto legame con il programma europeo Copernicus, nell’ambito del quale la Commissione Europea mette a disposizione dati satellitari e non solo, gratuitamente e con licenze d’uso open.
Come si può già vedere dal portale web che dà accesso ai prodotti in abbonamento, su www.rheticus.eu, i servizi di monitoraggio previsti spaziano dall'analisi della morfologia terrestre, della vegetazione e delle infrastrutture, alla sorveglianza degli ambienti marini e costieri, con finalità di controllo degli aspetti di tutela ambientale e produttivi.

Information as a Service

L'idea di fondo, anche nel caso di Rheticus, è quella di superare l'approccio legato alla produzione di mappe o database geografici più o meno complessi, ma che sono prodotti geoinformativi "statici": prodotti, appunto, estremamente validi ed importanti, che però ci raccontano quella che è la situazione oggi - o più spesso, quella che era la situazione ieri o quando il dato per estrarre l'informazione è stato acquisito.
Invece, con una piattaforma su Cloud che accede continuamente ad una fonte di dati sempre aggiornata, che li processa, ed estrae continuamente informazioni aggiornate, sono certo di contare su un servizio che mi dà delle informazioni su ciò che accade oggi, sul mio territorio, ed analizzando i trend posso fare previsioni più attendibili su ciò che sarà domani.
Passo così, dalla fruizione di un prodotto, alla fruizione continua di un servizio informativo: è quella che chiamiamo Information as a Service.

Parliamone... 

Modelli di business disruptive, open data satellitari, piattaforme cloud, servizi di monitoraggio degli spostamenti superficiali del terreno o delle aree percorse da incendio: di tutto questo parlerò in varie occasioni, nelle prossime due settimane, che prevedono un impegnativo e ricco calendario di appuntamenti:

  • Mercoledì 15 a Los Angeles, nel contesto della prestigiosa conferenza internazionale HxGN Live 2016, racconterò in che modo i servizi di monitoraggio offerti da Rheticus possono essere valorizzati, su scala globale, grazie all’integrazione con la piattaforma Cloud di Hexagon Geospatial Smart M.App. Le informazioni generate dalle catene di processing di Rheticus, fruite attraverso i cruscotti interattivi e le mappe dinamiche della piattaforma Smart M.App, cambiano radicalmente l’esperienza dell’utente. Che siano professionisti esperti, o decisori interessati soltanto a comprendere situazioni e tendenze, gli utenti possono approcciarsi oggi ad una modalità completamente nuova di fruizione dell’informazione geografica.
    Sono stato invitato quindi a Los Angeles da Hexagon Geospatial, che mi ha dedicato un'intera Breackout Session, per presentare due esempi di trasformazione di modelli di business, dalla vendita di prodotti tradizionali all’erogazione di servizi di monitoraggio in abbonamento.
    Uno è relativo alla perimetrazione delle aree incendiate nelle foreste: il nostro prodotto software Imagine Fire Mapper, valorizzato in una piattaforma Cloud come Smart M.App, permette di erogare servizi di analisi dei cambiamenti e di sorveglianza contro attività illegali.
    Il secondo è relativo al nostro prodotto per il monitoraggio degli spostamenti superficiali del terreno: i servizi accessibili grazie a Rheticus® Displacement, una volta integrati nella piattaforma Smart M.App e venduti attraverso il marketplace di Hexagon Geospatial, ci consentono di raggiungere utenti in ogni parte del globo.
  • Lunedì 20 a Roma, nella sessione plenaria della 4° conferenza OpenGeoData (ed
    in pieno jet lag...), avrò il piacere di confrontarmi con alcuni cari amici opendatari ed altri colleghi sul tema delle comunità che danno valore ai dati geografici aperti. Il mio intervento verterà naturalmente sulle comunità di utenti e aziende dei dati satellitari open, su come aziende e cittadini possono creare valore con questi dati, e su come questo valore possa essere misurato in termini economici.
    L’altro giorno abbiamo anche scoperto, con grande soddisfazione e orgoglio, che Planetek Italia riceverà in quell’occasione il riconoscimento "Applicazioni 2016 di OpenGeoData Italia" proprio grazie al contributo innovativo della piattaforma Rheticus®.
  • Nel pomeriggio di lunedì 20 interverrò poi nella sessione “Usi e consumi dei dati satellitari” per discutere proprio dei nuovi servizi in cloud per i big data satellitari e dei nuovi modelli di business che questi servizi possono innescare.
  • Martedì 21, sempre a Roma, abbiamo invece organizzato il workshop di presentazione delle
    novità del Power Portfolio 2016 di Hexagon Geospatial: sarà l’occasione per approfondire carattaristiche, vantaggi e benefici della piattaforma Smart M.App e delle opportunità offerte dal marketplace globale di Hexagon per chi vuole realizzare e vendere servizi su Cloud che sfruttano dati e informazioni geospaziali. Delle Smart M.App di Hexagon Geospatial parlerà anche Vincenzo Barbieri, nel pomeriggio di martedì 21, alla conferenza LandCity, nella sessione tecnica “Cruscotti e Città intelligenti”: vedremo quali vantaggi offrono le dashboard interattive per offrire servizi di comunicazione dinamici nell’ambito dell’infomobilità, della pianificazione urbana e della tutela ambientale.
  • Mercoledì 22 ho poi il privilegio di essere stato invitato alla Dodicesima Conferenza Nazionale di Statistica dell’ISTAT, dove ancora una volta, nella sessione “I vantaggi dall’uso degli Open data”, parlerò degli opendata satellitari per la conoscenza del territorio, e dei possibili utilizzi per il calcolo e l'aggiornamento di indicatori geo-statistici.


domenica 20 marzo 2016

Dati geospaziali su Cloud e nuovi modelli di business

Spostare sul Cloud gli strumenti per l'elaborazione e l'analisi dei dati, ma anche l'accesso ai cataloghi globali di contenuti geospaziali e l'analisi interattiva dei risultati, per ottenere la vera conoscenza dei fenomeni sul territorio grazie a mappe dinamiche che si aggiornano automaticamente: è quello che stiamo facendo con le Smart M.Apps di Hexagon Geospatial.

Hexagon Smart M.App è una nuova piattaforma tecnologica su Cloud, che mette a disposizione via Web contenuti geospaziali dinamici (immagini satellitari, foto aeree e svariati altri tipi di dati) assieme a strumenti di analisi, flussi di lavoro e strumenti per l'elaborazione e la rappresentazione grafica ed interattiva delle informazioni.


Sto vedendo nascere qualcosa che realmente cambierà il modo in cui usiamo le informazioni geografiche. Mi piace che questa tecnologia permetta di superare il tradizionale utilizzo di prodotti desktop per elaborare dati che ancora oggi vengono scaricati, strapazzati, arricchiti di nuove informazioni, e poi faticosamente ricondivisi su web da una ridotta élite di specialisti.

Hexagon Geospatial sta lanciando in questi ultimi mesi un approccio innovativo, interamente basato sul Cloud. Come raccontava qualche giorno fa Vincenzo Barbieri sul blog di Planetek, questa nuova piattaforma mette a disposizione, in un unico ambiente e su Web, dati aggiornati su tutta la Terra  (immagini satellitari, rilievi aerei e LiDAR, forniti dai principali provider internazionali), funzioni di geo-precessing e per la creazione di flussi di lavoro automatizzati, e strumenti per la rappresentazione grafica ed interattiva delle informazioni sotto forma di indicatori ed infografiche.

Il design incontra la comunicazione dinamica: oltre l'analisi dei dati, verso servizi per la conoscenza 

Se finora nel mondo della geomatica ci si è concentrati sempre tanto sulla creazione delle mappe, oggi proviamo a dare molta più attenzione alla progettazione di un'esperienza dinamica che fornisca un servizio di informazione on-line, e che non solo rifletta ciò che è avvenuto in passato sul territorio, ma anche e soprattutto ciò che potrebbe o 'dovrebbe' accadere domani. Per fare ciò in modo efficace, bisogna superare l'utilizzo delle tradizionali carte digitali su Web e contaminare il mestiere del mapping con l'arte del design e della comunicazione.
Se combiniamo tutto ciò con uno straordinario scenario di innovazione tecnologica, possiamo cominciare a sperimentare "le mappe del futuro", come piace chiamarle a Mladen Stojic, presidente di Hexagon Geospatial: applicazioni cloud-based che sfruttano contenuti sempre freschi e aggiornati + strumenti di analisi di alto livello per creare un'esperienza di accesso dinamico alla conoscenza. Knowledge as a Service, a me piace chiamarla così.

SmartCity Road Knowledge: esempio di Smart M.App per il monitoraggio e la gestione della rete stradale urbana
https://store.hexagongeospatial.com/apps/58170

Smart M.Apps e nuovi modelli di business

Perché sostengo che le Smart M.App di Hexagon Geospatial cambiano oggi le regole del gioco?

Innanzitutto c'è la possibilità di connettere direttamente la propria applicazione web a cataloghi dinamici di dati geospaziali e descrittivi: sfruttando le nuove costellazioni di satelliti e mini-satelliti, le coperture aeree dell'Hexagon Imagery Program e i tanti dati open disponibili a livello mondiale, oggi anche una piccola start-up può creare servizi da vendere su abbonamento e magari a basso costo. Le Smart M.Apps permettono di connettersi ai cataloghi di provider commerciali e costruire applicazioni che sfruttino questi dati, pagando non più una licenza d'uso del dato da usare off-line, ma una commissione di utilizzo del dato per le esclusive finalità dell'app. Apriamo così la strada ad una sterminata gamma di servizi web vendibili in modalità subscription, superando i modelli tradizionali e costosi di produzione di valore aggiunto on demand.

La piattaforma, inoltre, mette a disposizione su cloud non solo i dati e le app, ma anche gli strumenti per la definizione dei flussi di lavoro e per la creazione delle "ricette" di processamento ed analisi dei dati, ovvero tutto ciò che serve per creare un'App. Si tratta dell'ambiente Smart M.App Studio, che porta su Web anche la grande potenza dello Spatial Modeler (che fino all'anno scorso era disponibile solo negli strumenti desktop di Hexagon Geospatial). In questo modo si riducono drasticamente i costi e quindi la dimensione dell'investimento necessario, sia per chi ha una buona idea da lanciare su un mercato globale, e sia per organizzazioni ed enti che vogliano sfruttare la potenza di contenuti geospaziali per rispondere internamente alle loro proprie esigenze di business specifiche.

Ancora, proprio la possibilità di accedere ad un'utenza globale: una buona idea che metta in piedi un'App basata su dati disponibili su tutto il mondo, e che risolva un problema diffuso, può essere pubblicata su Exchange, lo store on-line delle Smart M.Apps, e venduta in tutto il mondo grazie allo straordinario network globale di partner di Hexagon.

IGNITE Session a Roma: crea con noi la Smart M.App del futuro

Per promuovere le Smart M.Apps, Hexagon Geospatial ha lanciato IGNITE, la sfida per la "M.App del futuro". E' un' occasione per chiunque abbia una buona idea per una Smart M.App che affronti e risolva un problema globale con una soluzione mirata. E' un concorso che mette in palio fino a 100.000 dollari per l'App vincente, e per partecipare è sufficiente raccontare la propria idea: le migliori 20 idee saranno scelte ed aiutate a nascere e prendere forma, per partecipare alla votazione finale che premierà la migliore entro la fine dell'anno.

Per aiutare a sfruttare questa opportunità abbiamo organizzato Sessioni IGNITE in tutto il mondo: eventi di un giorno in cui gli esperti Hexagon geospatial ed i Partner del network si riuniranno per mostrare come funzionano le Smart M.App a sviluppatori, creativi e visionari, ed ideare insieme applicazioni innovative.

Ci sarà naturalmente una sessione IGNITE anche in Italia, e l'appuntamento a Roma è per il 6 aprile prossimo (qui tutte le informazioni). Nella prima parte della giornata parleremo in maniera approfondita di Smart M.App, delle App già esistenti e di quelle che stanno per arrivare; nel pomeriggio poi si potranno mettere le mani su Studio con l'aiuto dei colleghi italiani di Hexagon Geospatial e di Planetek Italia. Ci sono ancora pochi posti disponibili, registratevi subito!

In questo video chi ha voglia può seguire il Webcast che anticipa i principali contenuti delle IGNITE Sessions e del concorso. Vi aspetto a Roma, non mancate!

lunedì 2 novembre 2015

Il futuro dell'osservazione della Terra da satellite

Dopo aver parlato degli scenari attuali dell'osservazione della Terra da satellite, iniziamo a dare un'occhiata a ciò che ci riservano i prossimi anni. Non avremo bisogno di andare troppo lontano, perché una parte di questo futuro sta nascendo proprio in questi giorni.

Minisatelliti di PlanetLabs
Da quanto abbiamo detto finora, si intuisce che il futuro dell'Earth Observation (EO) è entusiasmante e si snoda su diversi scenari: mentre continuerà la bella avventura di Copernicus, con il lancio previsto degli altri satelliti della costellazione Sentinel e i dati accessibili con licenze open, i grandi operatori continueranno a lanciare satelliti con risoluzione spaziale e spettrale possibilmente sempre più alta. Nel frattempo assisteremo al proliferare di costellazioni di mini e micro satelliti.
Tra i satelliti che acquisiscono immagini ad altissima risoluzione attendiamo l'avvento di WorldView-4, che raddoppierà la capacità della costellazione di fornire immagini con 30cm di risoluzione, garantendo di fatto un monopolio alla DigitalGlobe nella fornitura di immagini con questo straordinario dettaglio. Il lancio è previsto per settembre del prossimo anno:

Questo investimento risponde alla domanda di informazioni della National Geospatial-Intelligence Agency statunitense (NGA), che è il principale committente di DigitalGlobe. Il programma americano chiamato Enhanced View ha l'obiettivo di fornire all'intelligence americana l'accesso continuo a immagini aggiornate su tutto il globo terrestre per supportare le attività militari.

A quanto pare, però, anche l'NGA inizia a guardare con interesse alle potenzialità delle costellazioni di mini-satelliti, e pur senza modificare l'attuale contratto con DigitalGlobe,potrebbe investire già dal prossimo anno nella sperimentazione con i diversi fornitori di immagini satellitari che si affacciano sul mercato con modelli di business differenti. Per DigitalGlobe, che negli ultimi anni ha combattuto la concorrenza "mangiandosela", come ha fatto con GeoEye qualche anno fa, questo significherà fare i conti con rivali molto diversi da quelli tradizionali. Vediamo perché.

Mini e micro satelliti

WorldView-3 in costruzione
Quello dei mini-satelliti è un discorso molto innovativo, che riguarda da un lato la dimensione dei satelliti, e dall'altro il modo in cui vengono realizzati.
Parlando di dimensioni, bisogna ricordare che i satelliti per l'osservazione della Terra "tradizionali" sono tipicamente molto grossi e pesano tanto. Ad esempio WorldView-3, di cui abbiamo già parlato e che nella foto accanto è raffigurato mentre era in costruzione, è alto quasi 6 metri e pesa più di 2 tonnellate e mezzo.
E' facile comprendere quanto sia complesso e costoso lanciare un bestione di questi nello spazio, e farlo entrare in orbita.

Complesso, costoso e... rischioso. Nonostante vengano lanciati continuamente oggetti nello spazio, infatti, non tutto fila sempre liscio. Guardate per esempio cosa è successo a giugno alla Space X di Elon Musk (si, quello della Tesla), a pochi mesi di distanza dall'incidente dell'Antares di ottobre dello scorso anno.



Queste missioni sfortunate avevano entrambe l'obiettivo di raggiungere la ISS - Stazione Spaziale Internazionale (quella su cui ha passato più di 6 mesi Samantha Cristoforetti) e rifornirla di attrezzature scientifiche e... mini-satelliti, come quelli di Planet Labs, che pesano 'solo' 120 kg ciascuno e dalla ISS vengono poi lanciati nello spazio, come si vede in questo bellissimo video:



E' interessante notare che nonostante gli incidenti dell'ultimo anno, né Space X né Planet Labs hanno subíto contraccolpi devastanti, ed hanno portato avanti le proprie attività continuando a lanciare nuovi satelliti.
Come infatti racconta in questa intervista Will Marshall, CEO di Planet Labs, la strategia che prevede di mettere in orbita una costellazione di mini-satelliti, soprattutto se questi sono realizzati con componenti a basso costo, rende l'approccio allo spazio più sostenibile e meno rischioso, perché la capacità dell'intera costellazione è meno legata all'efficienza dei singoli elementi che la compongono.

Già qualche anno fa il lungimirante Giovanni Sylos Labini aveva spiegato, sul blog di Planetek Italia, in che modo i mini-satelliti cambiano l'economia dello Spazio, individuando aree di riduzione dei costi in tutto il sistema di bordo e di terra, e adottando componenti industriali prodotti per mercati molto più ampi, invece che finanziare costose attività di ricerca e sviluppo per componenti da produrre in poche unità.

Nell'intervista citata all'inizio di questa serie di articoli, sempre Giovanni dice:
"[le costellazioni di minisatelliti] sembrano offrire un nuovo approccio alla raggiungibilità dello spazio, ed in alcuni casi anche un approccio più sostenibile dal punto di vista economico. Una buona parte di questa teoria deve essere ancora dimostrata, ma sicuramente iniziano ad avere nuovi ingredienti per costruire quelle che possono essere le missioni di osservazione della Terra del futuro. Quello che possiamo immaginare è che molti di questi sistemi avranno maggiori capacità a bordo, e saranno più capaci di muoversi in maniera collettiva, come singoli oggetti in orbita intorno alla terra."
Per questo, nel prossimo futuro, il successo dei "classici" operatori satellitari sarà minacciato da realtà commerciali con un diverso DNA e differenti modelli di business. Non c'è infatti solo Planet Labs a lanciare i suoi mini-satelliti.

Uno Spazio pieno di mini-satelliti

Dal prossimo anno BlackSky Global inizierà la sua avventura nello spazio, lanciando in orbita i primi 6 dei 60 satelliti che prevede di schierare in costellazione entro il 2019. L'obiettivo è coprire l’intero territorio terrestre con frequenza giornaliera, alla risoluzione di 1 metro per pixel.

Hexagon Imagery Program
Grazie a questo piano così aggressivo ed avvincente, che BlackSky ha chiamato "Satellite imaging as a Service", questa azienda di Seattle ha suscitato addirittura l'interesse di Hexagon AB, che ha già annunciato l'offerta di questi dati nella sua offerta commerciale HxIP: l'Hexagon Imagery Program, il servizio web-based per la distribuzione di dati satellitari e da aereo di tutto il mondo. Questo programma, grazie alle numerose partnership che Hexagon ha siglato con altre importanti realtà del settore geospaziale (tra cui Airbus DS), mette a disposizione degli utenti un vasto archivio di dati ad altissima risoluzione in continuo aggiornamento, ed offre anche accesso a dati LIDAR e modelli digitali del terreno.

Un'altra che sta lanciando man mano i suoi piccoli satelliti è SkyBox Imaging, che ha saputo catturare le attenzioni di una certa Google, al punto che il colosso di Mountain View se l'è comprata l'anno scorso. La costellazione di SkyBox è in grado di acquisire non solo immagini, ma anche riprese video della durata di oltre un minuto. Guardate il video seguente per capire di cosa parliamo:


SkyBox non è l'unica a girare filmini della Terra dallo spazio, perché c'è anche Urthecast che ha montato delle "videocamere" sulla ISS, In realtà sulle applicazioni che sfruttino questo genere di riprese video c'è ancora tanto da lavorare, e ancora non ho visto in giro niente di davvero rivoluzionario, se non per applicazioni di intelligence in ambito militare. Quando però i satelliti in orbita saranno un bel po', e le riprese video possibili inizieranno a crescere in maniera significativa, ne vedremo delle belle.

Big Data satellitari

Da quanto abbiamo visto finora, tra l'attuale offerta di dati ad altissima risoluzione spaziale ed un futuro dirompente con elevatissima risoluzione temporale, è chiaro che siamo già in pieno diluvio di dati. Bere o affogare?

Definizione delle 4V dei Big Data
Quando parlo di Big Data satellitari mi riferisco a due fenomeni principali: la quantità di informazioni offerte dai sistemi di osservazione della Terra e la nostra progressiva capacità di memorizzare, elaborare ed analizzare questi dati. Com'è noto, per descrivere il fenomeno dei Big Data, si usano in genere le quattro V, che ben si adattano anche alle immagini satellitari: Volume, Velocità, Varietà e Veridicità. Non mi soffermo su queste quattro e le darò per scontate. Voglio concludere invece questa serie di articoli sottolineando che tutta questa disponibilità di dati sarà sprecata se non riusciamo a trasformarla in reale Valore, che è secondo me la V più importante.

Affinché questi dati esprimano tutto il loro valore ci sono due nodi da sciogliere. Uno è legato alla tecnologia, ma l'altro si riferisce alla domanda di servizi basati su questi dati.

Workflow automatico per l'analisi della
torbidità marina con lo Spatial Modeler
Dal punto di vista della tecnologia ci sono alcune parole chiave che sento citate sempre più spesso quando si parla dei Big Data geospaziali: certamente vedremo un crescente impatto del Software As A Service e della fruizione su Cloud dei servizi basati su questi dati. Sarà sempre più importante spostare l'elaborazione dei dati, dal loro utilizzo in ambienti desktop con interfacce grafiche pensate per utenti umani, ad un processamento massivo grazie a workflow di elaborazione automatici.
Ieri il mio amico Andrea Borruso mi ha suggerito un articolo che evidenzia le ultime tendenze nel mondo del mapping, e che nelle sue conclusioni conforta questa mia analisi. Chi lavora con dati geospaziali in maniera tradizionale, spesso è costretto a sprecare il proprio tempo in ripetitive e noiose operazioni che succhiano tempo. Si pensi ad attività come lo scarico di dati, l’elaborazione attraverso molteplici software che richiedono continue conversione di formati, la creazione di cataloghi di metadati e la pubblicazione on-line di dati e mappe. Tempo sottratto alle attività di maggiore valore come l’analisi dei risultati ottenuti, fondamentale per l’adozione di decisioni.
La soluzione a questo problema è nella creazione di flussi di lavoro automatizzati, che assicurino risultati standardizzati e ripetibili, e che garantiscano l'accesso via web a dati e processi, ma soprattutto alle informazioni da essi generate.

Sarà cruciale poi affidare ai nostri strumenti mobili la rappresentazione di queste informazioni, sotto forma di indicatori e mappe dinamiche, perché ci garantiscono una reale conoscenza dei fenomeni investigati e ci aiutino a fare delle scelte. Su questo stiamo lavorando con le Smart M.Apps di Hexagon Geospatial, e ci torneremo spesso nei prossimi mesi.

Nel frattempo dovremo lavorare sulla crescita di una reale domanda per queste informazioni e conoscenza, che poi è la domanda di servizi basati sull'osservazione della Terra di cui parlavo anche nell'articolo precedente.
Ad oggi si stima che, nella proiezione al 2030 dei dati del settore EO, l'80% sarà ancora costituito da una domanda diretta o indiretta di servizi pubblici. Sarà sufficiente a rendere sostenibili - cioè economicamente vantaggiosi e competitivi dal punto di vista delle prestazioni - i sistemi spaziali che abbiamo visto finora?
Perché ciò accada, bisognerà cercare i metodi più opportuni per far crescere notevolmente questa domanda, semplificando l'accesso ai dati da parte delle aziende, favorendo l'accesso industriale ai fondi per la ricerca e promuovendo gli appalti pre-commerciali. Questi in particolare possono contribuire ad aumentare la consapevolezza ed il coinvolgimento dell'utenza, favorendo il cosiddetto user uptake, e creando le condizioni perché si affermi un mercato dei servizi EO che sappia rendere finalmente sostenibili le applicazioni dell’osservazione della Terra per gli utenti.
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Questo post è l'ultimo di una serie dedicata all'osservazione della Terra: